I dati relativi agli sbarchi sulle coste italiane registrati dal ministero dell’Interno hanno confermato che l’Italia è la principale meta dei flussi migratori verso l'Europa.
Nel 2016 il 17% di sbarchi in più del 2015
Nel 2016 gli sbarchi sono stati 181.436, il 17% in più del 2015 (che ha contato 153.842 sbarchi) e il 6% in più del 2014 (che ne aveva registrati 170.100). Il picco è stato raggiunto in ottobre con 27.384 arrivi, un record anche rispetto a qualsiasi mese degli anni precedenti.
Allarme per l'aumento dei minori non accompagnati
Ad allertare è sopratutto il numero degli 'mnsa' (minori stranieri non accompagnati). Molto facilmente si perdono le loro tracce: vengono risucchiati dalle città, avvicinati da mafie o dispersi nelle campagne. Negli ultimi anni il loro numero è addirittura raddoppiato: nel 2015 sono stai 12.360, nel 2016 25.846. Lo scorso 29 marzo la Camera dei Deputati ha approvato una legge che garantisce loro protezione, prevedendo una serie di misure volte alla loro tutela, tra cui il divieto di respingimento, la possibilità di procedere all'espulsione solo se questa non comporta rischi per il minore e l’iscrizione di diritto al Servizio Sanitario Nazionale.
Nel primo trimestre 2017 il 29,1% di sbarchi in più del 2016
Con il 2017 il flusso migratorio non sembra essersi frenato, tantomeno arrestato. Nonostante le difficili condizioni meteorologiche e del mare, tra gennaio e marzo 2017 sono sbarcati 24.280 migranti, il 29,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Rispetto ai dati dello stesso arco di tempo di due anni fa l’aumento di migranti registrato è del 139,86%. Numeri così alti rendono difficili sia tempestivi ricollocamenti dei richiedenti asilo sia i notevoli sforzi volti all'accoglienza.
Commissione europea approva nascita dei CPR
Per far fronte all'emergenza, è stato recentemente approvato il decreto Minniti-Orlando che risponde alla necessità di rimpatriare rapidamente i migranti irregolari. Nel decreto viene prevista anche la formazione dei CPR, centri permanenti per il rimpatrio. I CPR, uno per regione, ospiteranno 80/100 persone ognuno e sostituiranno i CIE, centri di identificazione ed espulsione. La Commissione Europea ha dichiarato di approvare questa scelta.
Migranti distribuiti in maniera non equa in Europa
Sul fronte della equa distribuzione intra-UE dei migranti, le statistiche mostrano un forte squilibrio. Nel 2015, più del 70% dei richiedenti asilo vennero accolti in soli quattro stati membri – Germania, Svezia, Ungheria e Italia. La maggior parte degli Stati non è stata toccata dalla “più grande crisi di rifugiati europea dalla seconda guerra mondiale” (definizione dell'UNHCR). Per questo l’UE ha istituito un programma di ricollocamento di 160.000 richiedenti asilo entro il 2020. Il programma mira ad arrivare ad una più equa distribuzione dei migranti con un sistema di quote; si basa sul “principio di solidarietà” previsto dal Trattato di Lisbona, che prevede la possibilità di rendere obbligatorie per tutti delle misure di emergenza. Ciò ha trovato resistenze da parte degli stati dell'Europa dell'est e non solo, e le contestazioni sono arrivate fino alla Corte di Giustizia. A10 mesi dall'attuazione, il progetto "relocation" sembra destinato al fallimento: al 20 marzo i ricollocati sono 4.438, un numero deludente rispetto alle aspettative.
La maggioranza dei migranti che raggiungono l'Italia proviene dall'Africa
L’agenzia europea Frontex ha evidenziato come l’Italia si trovi a fronteggiare una pressione migratoria proveniente per lo più dall’Africa occidentale. I cittadini di Ghana, Costa d'Avorio e Sierra Leone vedono il Niger come migliore paese di transito, seguito dal Ghana. Da questi Paesi poi partono le rotte: alcune puntano alla Spagna attraverso il Marocco, alcune al Mar Mediterraneo passando per Algeria, Tunisia, Libia o Egitto.
L'Isis ha 'spostato' i porti di partenza dei migranti dalla Libia all'Egitto
Nel 2015 la maggior parte dei migranti dell’Africa Occidentale ha scelto la Libia come Paese di partenza. Nel 2016 invece è stato preferito l'Egitto che ha visto un aumento del 230% delle partenze. I motivi del cambiamento vanno ricercati nella situazione libica: l'instabilità e la pericolosità del Paese per via della presenza dei guerriglieri dell'Isis ha favorito la ricerca di zone di transito alternative.
La rotta dei balcani è chiusa da marzo 2016
Ad aumentare la pressione sulla tratta centro-mediterranea è stata anche la chiusura della rotta balcanica. Questa rotta, che parte dalla Turchia e arriva in Austria e Germania passando per la ex Jugoslavia, è stata chiusa a partire dal marzo 2016 con la firma dell'accordo tra Turchia e UE sulla gestione dei migranti. L'accordo prevede l'impegno turco ad interrompere le partenze dei “barconi” per le isole greche. I numeri della rotta balcanica si sono quindi fortemente ridotti: dai 764.000 sbarchi del 2015 ai 123.000 del 2016. Ma non si sono azzerati. Molti migranti sono entrati comunque in Europa passando per la Bulgaria; altri, corrompendo i trafficanti, hanno cercato di raggiungere la Macedonia a piedi; altri ancora hanno inventato soluzioni alternative per raggiungere la Serbia.