Sergio Mattarella arriva martedì a Pechino nel segno di un numero. In un paese che è abituato ai piani quinquennali e che ha messo in campo il piano ‘Made in China 2025’, il presidente della Repubblica atterra avendo davanti cinque anni di mandato. E cinque sono gli anni che ha davanti anche la presidenza di Xi Jinping. La frenesia un po’ autolesionista della politica italiana è vista con sospetto dal gigante asiatico e la figura del Capo dello Stato, che rappresenta la continuità istituzionale è un elemento di stabilità.
Trump e gli euroscettici sono di ostacolo alla Nuova via della seta
Dopo le elezioni di Donald Trump negli Usa, nel 2017 potrebbero cambiare le leadership anche in Francia e Germania, mentre la Cina ha bisogno di tempi lunghi per programmare la sua economia mastodontica e i suoi cambiamenti sociali che coinvolgono quasi un miliardo e quattrocento milioni di persone. I sommovimenti che percorrono non solo l’Est ma anche l’Ovest tengono in apprensione diverse cancellerie del globo. Dopo la destabilizzazione delle crisi del Medio oriente, le nuove politiche americane e i populismi antieuropei del vecchio continente creano una forte instabilità. Donald Trump sta riscrivendo tutti i trattati di libero scambio in cui sono coinvolti gli Usa con uno spirito protezionista, tanto che Xi all’ultimo forum di Davos è intervenuto per una apologia della globalizzazione e del libero commercio che ha fatto sobbalzare chi era abituato a una impostazione socialista classica. L’Europa è attraversata da ondate di euroscetticismo dopo la Brexit, tanto che molti guardano con il fiato sospeso ai prossimi mesi per capire che strada prenderà la costruzione della Ue. Una Ue che, ad esempio, sembra non vedere tutta con entusiasmo il megaprogetto infrastrutturale e commerciale della Nuova via della seta di marca cinese.
Le agende di Italia e Cina a confronto
Mattarella e Xi Jinping si parleranno, mercoledì, per confrontare le agende dei due paesi. Da un lato il colosso asiatico, con un piano di rivoluzione industriale e sociale che punta all’innovazione tecnologica e all’espansione in grande stile di una nuova classe media. Dall’altro il Belpaese, stretto nella morsa del rigore di bilancio europeo e preda di fibrillazioni politiche. Una scommessa non facile per l’Italia, quella di agganciare la locomotiva cinese, ma che può contare su una industria innovativa e dinamica, sull’appeal del Made in Italy e sulla domanda di cultura e bellezza della nuova classe media asiatica. Infrastruttura potenziale è la Nuova via della seta, che potrebbe passare per Trieste e Genova come hub per giungere al cuore dell’Europa. In cinque giorni Mattarella spiegherà anche le strategie dell’Italia, padrona di casa, sia per il rilancio della Ue a marzo durante le celebrazioni dei Trattati di Roma, sia del G7. E soprattutto cercherà di rassicurare i cinesi sulla stabilità del sistema paese, al netto degli scossoni della politica. Proprio nell'anno in cui il trend della bilancia commerciale si è invertito e le esportazioni verso Pechino crescono mentre l'import cala, con evidenti vantaggi per la nostra economia.
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