Dopo due anni di speculazioni ed incriminazioni è arrivato l'atteso momento di Robert Mueller. Lo speciale procuratore chiamato ad indagare sul Russiagate, ovvero sulle interferenze di Mosca nelle presidenziali Usa del 2016 e sulle possibili collusioni tra la campagna di Donald Trump e il Cremlino, ha chiuso l'inchiesta. Poco prima delle 17 locali di venerdì 22 marzo, le 23 in Italia, il ministro di Giustizia Usa William Barr, ha informato i leader del Congresso di aver ricevuto il rapporto di Mueller, promettendo "la massima trasparenza possibile" ma riservandosi il diritto - previsto per legge - di decidere se rendere pubblico il rapporto o meno. "Potrei essere nella posizione di comunicarvi le principali conclusioni dello speciale procuratore già questo fine settimana", ha segnalato Barr ai leader del Congresso.
Cosa contenga il dossier non è dato saperlo. Il lavoro dell’ex direttore dell’Fbi è stato impenetrabile. In due anni di indagini non c’è stata alcuna fuga di notizie. Tutto quello che è uscito, lo hanno fatto sapere gli avvocati dei 34 rinviati a giudizio, comprese 6 figure associate a Trump e 26 cittadini russi.
Mueller è tenuto a spiegare a Barr chi ha indagato, chi non ha indagato e per quale motivo. Il rapporto è stato definito "comprensivo" e non sono previsti altri rinvii a giudizio. Il Guardasigilli ha tenuto a far sapere che Mueller ha concluso il suo lavoro senza che vi siano state interferenze da parte dell’amministrazione di Donald Trump che pure ha tentato in tutti i modi di screditare l’inchiesta definendola "una caccia alle streghe". Trump è riuscito inoltre a scampare una testimonianza de visu, limitandosi a rispondere a Mueller per iscritto.
"I prossimi passi spettano al procuratore generale Barr e siamo ansiosi di vedere questo processo fare il suo corso", è stato il commento formale della Casa Bianca mentre sembra che a Mar-a-Lago Trump stia festeggiando, così come i suoi fan che hanno clonato l’hashtag #Muellergonne, ovvero Mueller è andato. Per contro è diventato virale su Twitter #ReleaseTheReport per reclamare la divulgazione del rapporto che potrebbe fornire o meno le basi per la messa in stato di accusa del presidente con l’impeachment.
I democratici hanno all'unanimità chiesto la "pubblicazione immediata ed integrale" del dossier ed intimato a Barr di non consentire a Trump o ai suoi legali "una sbirciata preventiva". Il rapporto svelerà se ci siano state collusioni o azioni coordinate tra il comitato elettorale del miliardario e funzionari del Cremlino. Nessuno fino ad ora è stato accusato per questo sebbene l’ex manager della campagna di Trump, Paul Manafort, sia stato condannato anche per aver condiviso sondaggi con un presunto 007 di Mosca.
Anche l'ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Michael Flynn, è stato condannato per aver mentito all'Fbi per i suoi rapporti con funzionari russi. Il rapporto dovrebbe poi dire se ci sia stato intralcio alla giustizia da parte di Trump con il licenziamento dell’ex capo dell'Fbi, James Comey, o con altri interventi. Mueller era stato nominato il 17 maggio del 2017, 8 giorni dopo il siluramento di Comey.
L’inchiesta, durata 650 giorni, è costata circa 27 milioni di dollari, secondo le stima di Politifact: briciole rispetto a precedenti simili indagini. Ma le inchieste su Trump non sono finite. Stanno indagando i procuratori federali del distretto meridionale ed orientale di New York, del distretto orientale della Virginia e del Distretto di Columbia. E a differenza di Mueller questi procuratori sono svincolati da autorizzazioni sul raggio d’azione e da pressioni temporali e sui costi.
Per lo stesso Mueller potrebbe non essere finita qui, anche se il suo lavoro per il dipartimento di Giustizia è chiuso e lascerà l’ufficio “nei prossimi giorni”. Potrebbe essere chiamato a testimoniare nell’ambito delle inchieste ancora in corso. Prima di essere nominato a capo del Russiagate, il 74enne Mueller - dal curriculum immacolato come le sue camicie tutte sempre rigorosamente bianche - lavorava nel settore privato dopo aver guidato per 12 anni l'Fbi.