A casa mia|. A ... casa mia! A casa miaaa!! Parole di grande stupore, miste a rabbia mal celata, di Barbara D’Urso, che s’incontrano nella medesima frase ripetuta e fortemente declamata, da Francesca De Andrè, nella Casa del Grande Fratello. Note comuni, di confini invalicabili, considerati propri e violati da “vicini” inquilini, alcuni simpatici bontemponi ma altri sorprendentemente inaffidabili.
Al passato ritorna e dal passato rinasce. Una scrittura che sembra appoggiarsi al margine sinistro, che richiama Barbara, forse per trattenerla ed ancorarla a sé, o forse per ricordarle di scoprire nuove rotte, esortandola a lasciarsi alle spalle quelle linee spezzate senza un convincente perché. In quel passato c’è ancora il profumo immutato di sua madre e del ragù della domenica; quella giovane vita volata via troppo in fretta. Sul quel pentagramma d’estate, all’improvviso, si è seduto stanco, un gelido disincanto, immobilizzando quel tempo.
Note mancanti e lente dissonanze, sono state ridisegnate e trasformate, da Barbara D’Urso, in musica di idee, attraverso un entusiasmo variopinto di cangianti emozioni. Forza ed energia, in un moto giocoso evergreen, si colgono in tutto l’incedere scrittorio. Nutrita irrorazione del filo di scrittura; movimento energico, in un contesto molto operoso. Barbara D’Urso fatica a concedersi delle pause. Non conosce sosta! Non vuole fermarsi o non sa più farlo? La sosta creerebbe un varco a quei duri ricordi, rimasti sospesi e mai archiviati, che restituirebbero, in maniera inclemente e senza sconti, un sapore dolce amaro.
Ama respirare il silenzio del mattino, alle prime luci dell’alba, sollevando dritte le sue gambe alla sbarra, come una ballerina di un carillon, dal viso di cera e danzando ogni giorno sulla stessa musica roteante. Il taglio sopraelevato della lettera “t” ci indica una Barbara che non ama sottostare a nessuno. Buona chiarezza letterale, di una donna che cerca e pretende sempre la verità, verificando puntualmente l’autenticità di una fresca notizia e, ricordando al proprio pubblico, “siamo sotto testata giornalistica”.
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Una grandezza media di lettera, sinonimo di un equilibrato modo di essere, a tratti accentuato e colorato da una poliedrica mimica facciale, pone in essere un costante e quotidiano desiderio di stupire e stupirsi! Sa sempre cavarsela agevolmente, supportata da un allegro spirito campano, misto alla caparbietà calabra, che dà origine ad un movimento plastico, adattivo ma deciso, di fronte a scottanti verità. Ottima presenza scenica; satura l’intero palcoscenico! Quel suo modo, a volte, non proprio così originale di rappresentarsi, ricorda “vagamente” un vezzo di Raffaella Carrà, nel cingere con le mani ben aperte e poggiate sui fianchi, il proprio vitino da teenager, che la fa sembrare una vera Regina della tv.
Cara Barbara sulle note di “Dolce Amaro”, buona vita.