Il 'vigneto Italia' è in salute. Nonostante la siccità
La produzione a luglio calerà del 10% ma sarà compensata da un'ottima qualità

Il 'vigneto Italia' per il 2017 è in ottima salute, nonostante la siccità e le temperature sopra le medie. A luglio dovremmo avere un calo all'incirca del 10% della produzione ma compensato da una qualità decisamente ottima. Stessa previsione per il vigneto-Europa anche qui la previsione è di un calo del 10% di produzione se non di più.
La raccolta dei grappoli di Chardonnay e Pinot dovrebbe avvenire già prima di Ferragosto, mentre subito a ruota seguiranno le altre uve. Non sarà un'annata abbondante, come detto. Ora deve, questo è l'augurio, piovere un po', ma un aiuto importante è venuto - spiegano gli esperti - dalla gelata di aprile. In un focus dello "storico" Trittico Vitivinicolo Veneto promosso da Veneto Agricoltura, Regione, ARPAV, CREA-VIT e tenutosi a Conegliano presso il CIRVE dell'Università di Padova, queste indicazioni sono considerate "assestate".
L'annata vitivinicola 2017 sarà - è stato spiegato - "senz'altro ricordata per la sua precocità, che risulta addirittura più marcata rispetto a quella record del 2007. Di conseguenza, stiamo andando incontro ad una vendemmia anticipata di una decina di giorni rispetto alla media". Sotto il profilo sanitario, ad oggi, il vigneto veneto, ad esempio, "risulta sanissimo, i problemi casomai potrebbero arrivare dalla siccità che perdura da troppo tempo. Se entro una decina di giorni non dovesse risolversi questa grave situazione di carenza idrica, l'attuale "buono stato" del vigneto veneto rischia di peggiorare. Nessun problema invece per le aziende dotate di sistemi di irrigazione artificiale che già parlano di possibile ottima vendemmia".

L'impatto del tempo anomalo
Per il direttore di Veneto Agricoltura, Alberto Negro, analizzare e capire gli andamenti serve a "destinare a rafforzare sempre più un comparto trainante per l'agricoltura veneta che solo in fatto di export ha raggiunto lo scorso anno i due miliardi di euro". Il fattore "siccità" ha pesato in questo primo semestre dell'anno. Con l'esclusione del mese di febbraio, gli altri cinque mesi sono risultati infatti tra i meno piovosi di sempre. Anche le temperature sono da record, registrando fasi molto calde a partire già da maggio. Va però ricordata la gelata del 19/20 aprile che ha colpito gran parte dell'Italia. Questa "due giorni" di freddo intenso ha avuto positive ricadute per il vigneto. Va ricordato, infatti, che la gelata si è interposta tra il germogliamento precoce dovuto alle alte temperature di marzo e la fioritura rapidissima di maggio.
In sostanza, le viti hanno dovuto fare i conti con oscillazioni termiche importanti e una generale carenza idrica persistente. Ciononostante, i tecnici parlano di un'annata vitivinicola che non sta andando per niente male, anzi.
Spiega Ruenza Santandrea, coordinatrice vino di Alleanza cooperative, che "secondo i dati che abbiamo ad oggi, che possono essere influenzate da qualche cambiamento metereologico nel mese di luglio, vi sarà una buona qualità ed una minore quantita, che può essere al momento quantificata in un meno 10%". "Qualità decisamente buona", aggiunge, che "premia un settore che sempre più e' impegnato a 'fare squadra'. Di fronte ai cambiamenti delle occasioni di utilizzo del bere, diventato sempre di più conviviale il che ha portato a ricercare vini bianchi e rossi più freschi ma il sistema-vino è stato in grado di offrire dei prodotti di qualità con produzioni sfaccettate che sono state ben recepite dal mercato.
Le sfide della competizione globale
Certo i problemi restano: le prime tre aziende francesi fatturano il 50% del business di Parigi, da noi solo l'8% con diseconomie che pesano sulla parte commerciale e di marketing, in quanto "il peso specifico delle imprese - spiega Ruenza Santandrea - nella competizione globale è assolutamente importante per questo serve un approccio che dia valore al 'brand Italia' nel suo complesso al di la' della produzione, pur importante, della singola azienda. In questo come Alleanza delle Coperative abbiamo visto una crescita importante dell vino di territorio e che in modo cooperativo ha permsso a molte aziende di essere protagoniste dell'export".
Una proposta di grande interesse per l'export vitivinicolo viene da Marilisa Allegrini, presidente della Allegrini e consigliere di amministrazione di Sace - "nel corso degli ultimi sei anni - l'export è rimasta l'unica componente del Pil a sostenere la crescita del nostro Paese. Lo scenario base sviluppato da Sace, in collaborazione con Oxford Economics, mostra segnali di ripresa sia per l'anno in corso che per i successivi. Tra i raggruppamenti di beni, i prodotti agricoli e alimentari sono quelli che sicuramente registreranno le migliori performances nel prossimo quadriennio. E' atteso un aumento delle vendite del 4,8% nel 2017 e del 5% nel triennio successivo, in linea con la crescita media degli scorsi quattro anni. Alla base del modello di business italiano c'è la certezza che le esportazioni vengono determinate dalla crescita della domanda da parte dei nostri partners commerciali, ma anche da cambiamenti della competitività. L'Italia sta producendo sempre meglio e il potere evocativo che il nostro Paese porta con sè non ha eguali. Questo ci fa pensare che, in assenza di fattori esogeni come possibili sanzioni o dazi doganali, le quote di mercato italiane dovrebbero crescere nell'ordine di grandezza di cui ho parlato prima.

L'importanza di fare sistema
Ecco perché manifestazioni come Vinexpo, o altre analoghe come Prowein e il nostro stesso Vinitaly, rappresentano formidabili punti di incontro con i nostri partners consolidati, ma anche con quel trade (on e off premise) che poi è il trait d'union con chi sceglie il nostro prodotto piuttosto che un altro, cioè il consumatore finale. Qualcuno ha lanciato l'idea che Vinitaly, Vinexpo e Prowein, le tre più importanti fiere di settore, si mettano assieme per una grande manifestazione dedicata al trade in America, dove questa formula ancora non esiste. Potrebbe essere un'ipotesi...".
"Importantissimo poi, per noi", prosegue Allegrini, "è stato lo sviluppo di nuovi modelli di business. In particolare nel 2014 abbiamo dato vita ad una strategica forma di associazione, ISWA, che raggruppa otto aziende, oltre a noi Arnaldo Caprai, Feudi di San Gregorio, Fontanafredda, Frescobaldi, Masciarelli, Planeta e Villa Sandi. Chi è passato davanti allo stand che abbiamo condiviso a Vinexpo ha potuto rendersi conto dell'importanza di fare squadra, che alla fine dà un importante contributo a fare sistema. Tra di noi, oltre a condividere spazi espositivi ed eventi dedicati, ci scambiamo opinioni, opportunità, informazioni. Insieme siamo riusciti anche ad entrare in canali diversi da quelli tradizionali, come ad esempio il Travel & Retail o l'E-Commerce. E questi risultati ci vengono dal fatto che veniamo percepiti proprio come Ambasciatori delle nostre rispettive regioni di provenienza, ma soprattutto forza trainante dell'intero comparto".
Il volano dell'enoturismo
Molto interessati ai "risultati" della vendemmia anche i territori che generano il 'buon bere tricolore'. "Alla luce dei risultati che l'enoturismo ha portato ai nostri territori oggi è giunto il momento di avere una nuova legge a sostegno di un segmento che non è più una nicchia di esperti, ma un segmento ampio che il precedente Osservatorio stimava in 14 milioni di arrivi enoturistici e un valore di 2,5 miliardi di euro - commenta il presidente delle Città del Vino, Floriano Zambon - C'è bisogno di norme che favoriscano lo sviluppo dei territori, il finanziamento di progetti enoturistici, nuove opportunità aperte dai PSR. Insomma, oggi più che mai il settore ha bisogno d'investimenti perché può creare tanta occupazione, come dimostrano anche i dati del libro bianco delle Città del Vino presentato durante il Trentennale dalla fondazione dell'Associazione, celebrato a Roma il 21 marzo".