C’è stato un incontro a Milano il 5 febbraio scorso. Il titolo suonava così: “Capitale di rischio per l’impresa innovativa: il progetto Lazio Venture”. Sì, nel capoluogo lombardo, ancora il cuore dell’innovazione italiana, la società di venture capital della regione Lazio è andata a spiegare alla comunità finanziaria e imprenditoriale milanese nella sede di Cassa depositi e prestiti i nuovi strumenti per il capitale di rischio e gettare così le basi per un sistema condiviso a livello nazionale.
Questo almeno l’obiettivo. E a giudicare dai presenti c’è da crederci un po’. C’era il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’assessore allo sviluppo Gian Paolo Manzella a discutere con l’amministratore delegato e direttore generale di Cassa depositi e prestiti Fabrizio Palermo, il presidente di AIFI e di Fondo Italiano d’Investimento Innocenzo Cipolletta, il direttore generale di Lazio Innova Andrea Ciampalini, il direttore generale di AIFI Anna Gervasoni, il managing partner di United Venture Massimiliano Magrini, l’amministratore delegato di Fondo Italiano d’Investimento Carlo Mammola e l’avv. Alessandro Corno managing partner dello studio legale di MJ Hudson Alma.
Il modello Lazio per il venture capital
Insomma, alcuni dei nomi più importanti tra gli stakeholder del venture capital a colloquio con i fautori di quello che oggi viene chiamato il “Modello Lazio” per gli investimenti in innovazione, che tra i vari tentativi regionali fatti in Italia, ad oggi sembra quello che funziona meglio attraverso un utilizzo a detta degli esperti intelligente e sembra anche efficace dei fondi strutturali europei nel venture capital. Un modello che, si è detto a Milano, dovrebbe portare finanziamenti alle startup di circa 140 milioni, circa la metà di quello che si investe in un anno in Italia in tutto il territorio nazionale.
Come? Unendo le risorse dei fondi europei con il capitale privato (i fondi di venture capital), offrendo a quest’ultimo maggiori opportunità di guadagno attraverso una ripartizione asimmetrica dei profitti e riconoscendo ai gestori dei fondi contributi specifici per potenziare le loro attività di scouting di opportunità di investimento nel territorio.
Questo meccanismo potrebbe generare un duplice vantaggio:
- da un lato, favorirebbe l’intervento degli investitori nelle giovani imprese innovative presenti o che decidono di aprire una sede operativa del Lazio che possono contare su nuove risorse per crescere e consolidarsi;
- dall’altro, vorrebbe rendere il tessuto produttivo laziale maggiormente interessante per il mercato dei capitali, andando a innescare così un processo nuovo e virtuoso di sostegno alle startup.
Tutto con la ‘leva’ dell’Europa che attraverso i Fondi Strutturali e di Investimento Europei (SIE) consente di poter prevedere interventi pubblici che comprendano gli aiuti di Stato con l’aggiunta di capitali privati.
I veicoli di Fare Venture
E quindi i veicoli di investimento previsti dalla Regione che nel 2017 il progetto “FARE Venture” che prevede 2 strumenti innovativi, oggi attivi.
- Uno è INNOVA Venture, fondo che agisce, insieme a co-investitori privati, direttamente nel capitale di rischio di startup e imprese innovative, utilizzando anche, per la prima volta in Italia, capitali aggiuntivi con campagne di equity crowdfunding.
- L’altro è LAZIO Venture, un “fondo di fondi” che è stato al centro del dibattito milanese per il suo particolare meccanismo innovativo di utilizzo intelligente delle risorse pubbliche. Il Fondo opera investendo capitali pubblici in FIA (Fondi Chiusi di Investimento Alternativi) che, a loro volta, associando una quota del 40% di capitali privati, investiranno nelle imprese target del Lazio.
Per spiegare il meccanismo del fondo di fondi, Lazio Venture in sostanza investe in quote di minoranza in altri veicoli di investimento autorizzati (sgr) e invita gli investitori a partecipare con il proprio capitale, nella misura di 4 euro (40%) ogni 6 euro (60%) di capitale pubblico di Lazio Venture, nell’investimento delle imprese laziali che saranno valutate ammissibili. Qesto è stato già fatto con i fondi: Vertis, United Ventures, Primomiglio, Fondo Italiano di Investimento ed è in negoziazione con 360CapitalPartners. Per complessivi 56 milioni, di cui 44 in fase avanzata di closing.
In tutto questo si inserisce anche Cassa depositi e prestiti: sappiamo che è uno dei principali investitori in capitale di rischio in Italia con un impegno di 300 milioni negli ultimi tre anni. E dall’ultimo piano industriale, complici anche le indicazioni del Mise, ha deciso di aumentare questo impegno per favorire “il consolidamento e la professionalizzazione dell’industria italiana del venture capital grazie a significativi investimenti nello strumento dei fondi di fondi” - AGI aveva rivelato il piano industriale qui. Il quadro comincia concretamente a prendere forma.