Quel genio senza speranza di Paul Gascoigne

Genio e sregolatezza, sì. Ma anche una propensione all'autodistruzione che ha trasformato una leggenda in un caso senza speranza 

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Il Gazza c’è ricascato, stavolta la notizia arriva da Durham, nel Nord-Est dell’Inghilterra; secondo il Sun, l’ex centrocampista della Lazio avrebbe palpeggiato una donna che poi si sarebbe rivolta alla polizia.

Paul Gascoigne, 51 anni, è uno di quei personaggi, forse il principale, che col suo altamente infiammabile mix di genio e sregolatezza è riuscito a scrivere pagine indimenticabili della storia del calcio, dentro ma anche fuori il rettangolo verde di gioco.

Sì perché ciò che ha realizzato in campo, soprattutto con Tottenham e Lazio negli anni ’90, lo farà ricordare sempre come un centrocampista dal talento smisurato, ma ciò che è riuscito negli anni a combinare fuori dal campo lo consegna, nel bene e nel male, definitivamente alla dimensione di mito assoluto.

In principio furono le slot

Chissà cosa ne sarebbe stato della sua carriera se non avesse sviluppato fin da piccolo un problema così grande con le dipendenze; la prima di Paul John - questo il suo nome completo in onore di McCartney e Lennon - per le slot machine, quando con la sua famiglia viveva in una stanza di una casa popolare con un unico bagno.

E' per il disperato bisogno di denaro che a 15 anni decide di dedicarsi al calcio, non perché ne coltivi il talento, ma perché lo vede come il modo più veloce e redditizio di provvedere alla sua famiglia, che non può contare su un padre che soffre di continue crisi epilettiche.

Un George Best senza cervello

Riesce a entrare nelle giovanili del Newcastle dove il mister lo definisce "un George Best senza cervello", un accostamento - quello alla leggenda irlandese - che in Inghilterra ha un senso ben preciso. Paul fa notare immediatamente di che pasta è fatto. E' un centrocampista completo: tecnica, fisico, potenza, velocità, senso tattico, cattiveria agonistica, personalità; tanta personalità, infatti fa già pesare la sua eccentricità quando Vinnie Jones durante Wimbledon-Newcastle durante un’azione sbaglia mira e invece di afferrargli la maglietta si aggancia ai suoi testicoli: lui a fine gara gli fa recapitare nello spogliatoio un bel mazzo di rose.

Lasciato il Newcastle approda a Londra, sponda Tottenham, ed è lì che esplode il suo talento, così come la sua dipendenza dagli alcolici, contro la quale ancora oggi lotta. Gioca spesso ubriaco fradicio e la sua gestione come dipendente risulta decisamente complicata per la società, come quando un compagno durante l’allenamento scaglia un pallone nei boschi oltre la recinzione del campo e lui “Tranquilli, la recupero io”, si inoltra nel verde e scompare nel nulla, rientrerà solo alla fine dell’allenamento del giorno dopo rivolgendosi allegrotto al mister Terry Venables col pallone sotto il braccio dicendo “Eccola! L’ho trovata!”.

Un incontro particolare

Il suo talento non sfugge ai commissari tecnici inglesi e nel ’90 è in Italia per disputare il campionato del mondo. John Barnes racconta che alla fine della finale per il terzo posto che l’Inghilterra perde proprio con l’Italia, nello spogliatoio inglese entra un uomo accompagnato da quattro bodyguard che chiede di lui. Paul è sotto la doccia, esce coperto solo da un asciugamano per il viso e va incontro all’uomo schiaffeggiandogli la testa in puro stile Benny Hill. Le guardie del corpo intervengono subito ovviamente perché quell’uomo è Gianni Agnelli e secondo Barnes è lì che sfuma la possibilità per Gascoigne di approdare alla Juventus.

Ma l’Italia è nel suo destino, così Cragnotti, nonostante Gascoigne si sia distrutto un ginocchio nella finale di FA Cup che il suo Tottenham ha vinto contro il Nottingham Forest giocando totalmente ubriaco, decide di portarlo alla Lazio, e lì il Gazza dà il meglio di sé. Come quella volta che, chiamato Gigi Corino per farsi accompagnare all’allenamento del severo mister Zoff, Gascoigne lo fa accomodare sul divano, gli offre una birra, gli accende la tv e gli chiede di aspettarlo. Corino, preoccupato per le multe che fioccano nello spogliatoio laziale per i ritardi, dopo un po'  si accorge che Gascoigne gli ha rubato la macchina per andare al campo sportivo. Quando riesce ad arrivare, Gazza lo accoglie urlando: “Mister! Mister! Multa!”.

L'incubo di Zoff

Anche Luca Marchegiani conserva aneddoti molto divertenti di quel periodo: “Stavamo andando in trasferta in pullman. Il nostro allenatore era Dino Zoff e si sedeva sempre in prima fila, mentre Paul era sempre nelle ultime file del bus. All’improvviso Gascoigne afferra un giornale e si va a sedere accanto a Zoff che sta sonnecchiando.  Noi iniziamo a ridere, anche se non sappiamo bene cosa combinerà Gazza.  Poco dopo il bus imbocca un tunnel piuttosto lungo, un paio di chilometri, completamente al buio. Quando usciamo, Gazza è sempre lì, seduto accanto a Zoff, continua a leggere il giornale, solo che adesso è completamente nudo. Tutti noi scoppiamo a ridere mentre il mister gli dice: “Gazzaaa! Ma che cazzo fai?!?”. Gascoigne ripiega il giornale, guarda fisso Zoff e torna a sedersi in mezzo a noi come nulla fosse. Troppo divertente”.

Scherzi che non tutti accolgono con un sorriso, come quando decideva di tenere a battesimo i nuovi arrivati defecando nei loro calzini, oppure quando in pieno silenzio stampa della squadra risponde semplicemente con un rutto alla una domanda di un giornalista. Quel rutto fa così scalpore che finisce anche al centro di un’interrogazione parlamentare al Ministro degli Esteri.

Un ragazzo dal cuore d’oro, ricordato dai compagni, da Gattuso a Di Vaio, con grande affetto. “Impossibile volergli male, è un artista!”  è il ricordo, nonostante tutto, di Zoff. Un ragazzo che quando il calcio sparsice dalla sua vita forse non regge alla mancanza di una certa disciplina (che lui già scarsamente segue) e si lascia andare al male che lo accompagna da una vita.

Viale del tramonto

Nel 2007 viene operato d'urgenza allo stomaco per un'ulcera perforante. Nel 2008 il tracollo: forse il più grave della sua vita, dopo aver creato caos in due alberghi prima di Newcastle e poi di Gateshead la polizia lo ricovera coattivamente in ospedale.

A maggio dello stesso anno tenta il suicidio in un hotel di lusso londinese. Il mese successivo viene ricoverato in una clinica per un'altra dipendenza che lo attanaglia, quella per la Red Bull: pare che l’ex campione riuscisse a berne 60 al giorno. Nello stesso anno, troppo ubriaco, viene cacciato da un concerto degli Iron Maiden in Ungheria e quando gli viene intimato di tornare in Inghilterra sparisce per diversi giorni.

Un altro ricovero per la dipendenza dall’alcool, un’altra sparizione, per tre giorni, a Natale, per poi essere ritrovato in un hotel chiaramente ubriaco fradicio. Ormai è un senza tetto, ha sperperato tutti e 26 i milioni di euro guadagnati durante la sua carriera. Decide di curarsi dallo stress con la crioterapia, vuole tornare ad essere un uomo felice, allegro, come è rimasto nell’immaginario collettivo, ma non ce la fa.

Di baratro in baratro

Nel 2013 è colto da una crisi cardio-respiratoria e le sue condizioni appaiono subito gravi, così viene ricoverato d'urgenza in una costosa clinica per la riabilitazione dall'alcol in Arizona grazie al finanziamento di 7.500 sterline da parte di amici ed ex compagni. Ma si riprende e ad una tv inglese dice "Voglio tornare alla realtà, a differenza di George Best io voglio guarire", ma perde un’altra battaglia e dopo pochi mesi viene ritrovato svenuto, solo, con due bottiglie di gin nelle tasche. Viene portato in ospedale, ma fugge, di nuovo, e sparisce, di nuovo, stavolta per quattro giorni, durante i quali sostiene di essere rimasto sobrio, di sentirsi pronto a vincere la sua battaglia, ma passa un mese ed è di nuovo nel baratro.

Paul Gascoigne oggi ha 51 anni e ancora quella battaglia non l’ha vinta, nonostante tutto il mondo, compresi i suoi avversari sul campo, tutti, facciano il tifo per lui, per un personaggio che ha saputo colorare una stagione nostalgicamente dorata del gioco più amato del mondo, una stagione che lasciava spazio alle esplosioni di leggende come quella del Gazza, che resterà per tutti gli appassionati di calcio uno dei più esaltanti casi di follia applicata al gioco del calcio e della vita.



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