Il business pazzesco e virtuoso dell'Nba
Il campionato di basket più importante del mondo continua a guadagnare seguito. Con numeri incredibili

Dici NBA e pensi a Curry, LeBron, Durant, Green, al nuovo arrivato Luka Doncic. Mirabolanti canestri da tre, entrate fulminanti, schiacciate funamboliche, spettacolo unico, per la delizia dei 17.987 spettatori che insedia affollano i palasport in America, più i milioni di telespettatori in tutto il mondo. Ma c’è di più, molto di più. C’è una marea di quattrini, c’è un business pazzesco. Un interessante servizio dell’Equipe sulla NBA, la National basket association, il campionato di basket pro più importante al mondo, evidenzia la continua crescita dei numeri della Lega con 7,37 miliardi di dollari di ricavi contro i 13,68 della NFL (il football), i 9,46 della MLB (il baseball) e i 4,43 della NHL (l’hockey sul ghiaccio).
I numeri di un successo
La prima voce, fra le entrate, è rappresentata dai diritti tv, con 2,7 miliardi l’anno (per nove anni), quindi, a scendere Nike, con 125 milioni l’anno (per otto), MGM Resorts con 8.3 milioni l’anno (per otto), e via a scalare fra i 26 partner. Con altri numeri assolutamente choc: le vendite negli store NBA sono cresciute del 25% rispetto alla stagione 2016-2017, i giocatori stranieri sono saliti a 108, di 42 paesi, le nazioni dove la tv porta il basket pro sono saliti a 215, gli abbonamenti sono arrivati a un impressionante +63%, i followers sui social network sono diventato 808 milioni, le visualizzazioni sono 11 miliardi (+43% rispetto alla precedente stagione). Anche il volume d’affari è in forte crescita, del 25%, segnando un incremento tre volte più veloce della Nel, che è rimasta stazionaria rispetto ai 13,1 miliardi di dollari del 2016. Tanto che secondo una proiezione studiata della rivista specializzata, Fortune, da qui al 2029, la NFL sarà salita a 28 miliardi, circa, mentre la NBA, coi ritmi attuali, dovrebbe volare addirittura a quota 68 miliardi. Attirando così altri investitori sulla palla arancione.
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Il basket ha l’asso nella manica di partite più brevi (2 ore 15 minuti), che tengono incollati al video un pubblico più giovane, con una media di telespettatori di 42 anni, rispetto a quello di NFL (50 anni) e MLB (57 anni), le cui partite durano rispettivamente 3 ore 7 minuti per il football e 3 ore 5 minuti per il baseball. Più giovane significa anche essere più reattivi nell’effettuare modifiche anche strutturali e inedite.
Il salary cap, che funziona perfettamente come freno agli ingaggi, e anche come equilibratore delle forze in campo, e quindi dell’imprevedibilità dei risultati, quest’anno ha aumentato il tetto da 99,09 milioni di dollari l’anno a 101,87. Per velocizzare il gioco, il possesso palla dopo il rimbalzo offensivo è passato da 24 secondi a 14. E l’NBA League Pass oltre alla scelta dei commenti o alla possibilità di seguire una singola squadra, a partire da dicembre, permetterà gli appassionati di assistere solo all’ultimo quarto di partita spendendo un dollaro e 99 centesimi. Questo grazie all’ottimo rinnovo dei diritti tv da 2,7 miliardi l’anno (24 per 9 anni) con ESPN e TNT contro il precedente accordo del 2007 da 930 milioni l’anno con le reti ABC, TNT, ESPN e NBA TV. Che hanno tutte comunque riscontrato un incremento di audience.
Alla conquista del mondo
Aumentano anche le entrate degli sponsor (1,12 miliardi di dollari rispetto a 861 milioni della scorsa stagione). Appena meno della NFL (1,25 miliardi di dollari) e più della MLB (892). Con la Nike che subentra alla Adidas come abbinamento dell’abbigliamento sportivo, mettendo sul piatto della bilancia 125 milioni di dollari l’anno, per otto anni, contro i 400 totali spalmati in undici anni che i tedeschi avevano pagato dal 2006. In più, con l’avvento dello “swoosh”, l’NBA consente anche la comparsa degli sponsor sulle tute delle franchigie, incassando altri 137 milioni di dollari.
Per il basket pro a stelle e strisce è venuta anche l’ora di allargare i confini, e attaccare piazze difficili (come il Regno Unito) o presidiate dagli sport concorrenti, come baseball e cricket, puntando decisi su bacini enormi come Messico, Africa e India. Dove, nel 2019, l’NBA potrebbe esordire con una partita di pre-season. Nel nome di Curry, LeBron, Durant e Doncic? No, dei pionieri, Magic Johnson, Larry Bird, Jordan, i super assi del Dream Team che, ai Giochi olimpici di Barcellona 1992, fecero conoscere il basket al mondo.
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