Il destino gli ha dato una mano, fermando il match per una mezz’oretta. Mentre i sanitari portavano aiuto all’ennesimo spettatore sorpreso dal gran caldo di Wimbledon, dopo un primo set al bacio, Ernests Gulbis ha potuto staccare la spina dell’intensità e della concentrazione, ha dialogato con gli occhi col suo angolo, nel quale spicca l’avvenente fidanzata che sembra avergli finalmente rapito il cuore e che annuncia di voler addirittura portare all’altare.
Così, uno dei maggior talenti meno espressi del tennis, scaduto addirittura al numero 589 del mondo e iscritto a Wimbledon solo con la classifica protetta dei convalescenti da gravi infortuni, risorge all’improvviso, sommerge Juan Martin Del Potro con 60 vincenti (25 ace), lo batte in tre set, collezionando appena la terza vittoria stagionale, la seconda in un torneo, dopo tante delusioni nelle qualificazioni, e si qualifica al terzo turno dei Championships contro Novak Djokovic. Che, ancora favorito dal tabellone, dopo il ritiro di Klizan, si avvantaggia dei poveri numeri di Pavlasek e sbandiera davanti al lettone il bilancio di sei vittorie e una sola sconfitta nei testa a testa a testa. Una statistica inutile, sull’erba, contro un giocatore ritrovato, capace di partite superbe, soprattutto contro i più forti e stimolato dall’erba nel suo gioco istintivo, d’attacco.
Dispiace per Delpo, che però ancora una volta è arrivato all’appuntamento Slam in condizioni fisiche precarie, senza partite e sempre più dipendente dal potente uno-due, servizio-dritto. Ma certo il tennis applaude soddisfatto l’eclettico 28enne di Riga, figlio di uno degli uomini più ricchi del paese, che appena tre anni fa arrivava alla prima semifinale Slam, al Roland Garros, infilando Federer e Berdych, ed arrendendosi poi proprio a Djokovic, e toccando il numero 10 del mondo, ma subito dopo s’eclissava ancora, come altre volte. Nel 2015, non teneva il passo e, nel 2016, entrava in un vortice di infortuni che gli sono costati praticamente tutta la stagione. A cominciare della spalla. Guarita quella, ha recuperato anche la sua arma paralizzante, la leva sulla quale ha costruito il successo su Del Potro, aprendosi il campo per il solito, formidabile, rovescio a due mani, ma anche peri dritto, totalmente ricostruito, che in passato gli ha creato molti problemi. Dimostrandosi ancora una volta uno dei poche che, a tratti, non fa giocare l’avversario, qualsiasi avversario.