Le cose cambiano, anche a Wimbledon, il torneo della tradizione dello sport, dei vestiti bianchi degli atleti, del verde dei campi in erba, delle quinte senza pubblicità di sponsor, della sua storia che coincide con quella del tennis (datata 1877). Al centro del Royal Box, sul mitico Centre Court, non troneggia la regina Elisabetta e nemmeno la sostituita classica, la duchessa di Kent, bensì, dopo 64 anni, la principessa Kate, abito a pois e sandali con tacchi alti, quale neo presidente dell’All England Club.
Le cose cambiano e, nel primo giorno dei Championships, gli italiani si fanno valere sulla superficie storicamente più avversa. Brava è Camila Giorgi che, col gioco in forcing e il baricentro basso, sull’erba ci sa fare (ottavi 2012, terzo turno 2013 e 2015), e rimonta la Alizé Cornet 5-7 6-4 6-4. Pur partendo 0-5, recuperando clamorosamente fino al 5-5, e cedendo comunque il set nei suoi soliti, clamorosi, su e giù! E bravissima è Francesca Schiavone, “Nostra signora dello Slam” (ultima azzurra ai quarti a Church Road nel 2009, poi negli ottavi nel 2012), che, a 37 anni, allo Slam numero 67, domina 6-1 6-1 Mandy Minella.
Il risultato più eclatante non viene dalle ragazze e nemmeno da Fabio Fognini che domina per 6-1 6-3 6-3 Dimitry Tursunov (oggi appena 715 Atp, ma col ranking protetto e lontano dal giocatore che arrivò agli ottavi nel 2005 e 2006). Il più bravo azzurro è Simone Bolelli il 31enne bolognese, 312 del mondo, rodato dalle qualificazioni, che elimina per 6-3 1-6 6-3 6-4 il cinese di Taipei Yen-Hsun Lu, 75 Atp. Mentre Andreas Seppi (ottavi a Wimbledon 2013), che supera da pronostico per 6-2 3-6 6-2 6-1 il ceco Norbert Gombos, esordiente Slam, porta il quinto successo di giornata azzurro. A compensare lo sfortunato k.o. di Roberta Vinci (contro la temibile gemella mancina di Karolina Pliskova, Krystina), e quelli prevedibili di Thomas Fabbiano e Marco Cecchinato (contro Querrey e Nishikori).
In attesa, di Paolo Lorenzi, Stefano Travaglia e Sara Errani, l’Italia almeno al primo turno a Wimbledon è 5-3. Le cose cambiano, nella normalità dei più forti che vincono e convincono, da Murray a Nadal a Cilic, dalla Kvitova a Venus. Meno Stan Wawrinka che sull’erba fa sempre fatica anche se ha ingaggiato il super-coach Paul Annacone.
Vincenzo Martucci