Perché la corsa allo spazio ricorda la nascita di Internet

Dopo Space X, arriva Rocket Lab. Il moltiplicarsi di iniziative private promette cambiamenti radicali in tempi brevi

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Qualche giorno fa, da una base di lancio in Nuova Zelanda, è stato lanciato il primo volo commerciale della Rocket Lab, una società californiana che ha sviluppato il razzo Electron per la messa in orbita di piccoli satelliti. La Rocket Lab è una delle tante compagnie che è recentemente entrata nel business delle imprese spaziali ed è riuscita a realizzare un vettore capace di mettere in orbita oltre 200 kg di “carico utile” a un prezzo di circa 5 milioni di dollari, assai competitivo anche rispetto ai più economici razzi Falcon di Space X.

Questo lancio, chiamato intenzionalmente "It's Business Time", segna il debutto operativo del razzo Electron dopo due voli di dimostrazione. Nel secondo volo, nel gennaio di quest’anno, fu messa in orbita anche una palla riflettente, larga circa un metro, chiamata Humanity Star, una stella artificiale, pensata come un omaggio per gli amanti del cielo notturno. Un omaggio solo simbolico e temporaneo visto che la sfera si è distrutta rientrando nell'atmosfera terrestre un paio di mesi dopo. Al di là delle trovate mediatiche, a cui ci hanno abituati Elon Musk e gli altri imprenditori che hanno usato lo spazio anche come vetrina per le loro aziende, non c’è dubbio che le iniziative private in campo spaziale stiano letteralmente “decollando”.

Le analogie con la nascita di Internet

A questo proposito stiamo assistendo ad un fiorire di attività e di proposte tecnologiche che ha qualche somiglianza con la situazione che si è verificata con la diffusione di Internet alla fine del secolo scorso. In pochissimi anni, la rivoluzione digitale ha reso possibile un accesso alle informazioni senza precedenti. Analogamente, la diffusione di tecnologie innovative, a costi relativamente contenuti, può davvero creare un accesso allo spazio che non trova eguali in oltre cinquant’anni di attività spaziale. Perché questo avvenga, c’è sicuramente bisogno di lanciatori più economici e, in questo campo, ci sono stati notevoli progressi, con i costi di lancio che sono diminuiti di almeno 10 volte.

Un’altra, importante condizione, però, è la frequenza dei lanci per mettere in orbita intere flotte di satelliti e per poter realizzare vere e proprie “infrastrutture spaziali”. La Rocket Lab sta puntando proprio a questo e ha sviluppato motori poco costosi, che possono essere fabbricati in tempi relativamente brevi - addirittura nell’arco di 24 ore - grazie all’uso di stampanti 3D.

Questo brulicare di iniziative sembra ancora caotico ma, tra dieci-venti anni, potrebbe dar vita a nuove attività economiche nello spazio: dal turismo, all’estrazione di minerali fino alla manutenzione in orbita. Mi auguro che, in questo frattempo, vengano creati organi di controllo internazionali che possano garantire la trasparenza e il rispetto delle procedure di sicurezza per gli uomini e delle donne che si troveranno ad operare nello spazio.  Nel mondo di Internet, le pratiche scorrette possono mettere a repentaglio la sicurezza informatica, ma, nello spazio, ad essere in gioco potrebbe essere la vita stessa delle persone. 



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