AGI - I programmi spaziali sono, per loro natura, complessi e richiedono lunghi periodi di sviluppo. Capita spesso che i tempi stimati per giungere al prodotto finale si allunghino e che i costi lievitino, ma ci sono programmi dove i ritardi sono talmente macroscopici da diventare imbarazzanti. Aggiungiamo che le difficoltà tecniche vengono spesso peggiorate da decisioni politiche contrastanti che prima spingono un programma e poi lo cancellano, o quasi.
È il caso dello Space Launch System (SLS) della NASA che è tornato di attualità perché ha fallito un test dei motori al suolo. SLS è il lanciatore che, oltre mezzo secolo dopo, dovrebbe emulare le capacità del mitico Saturn V per riportare astronauti americani (per la precisione la prima donna ed il prossimo maschietto) sulla Luna.
Peccato che lo SLS sia in programmazione, con alterne vicende e diversi nomi, dal 2004, da quando George W. Bush ha annunciato di voler fare partire un programma di ritorno alla Luna, ma le date previste per i primi lanci hanno continuato a slittare in avanti.
Da allora molte cose sono cambiate ma il programma di ritorno alla Luna non è mai veramente decollato fino alle dichiarazioni dell’ormai ex-presidente Trump che, contando su una rielezione, aveva imposto alla Nasa di ritornare sulla Luna entro il 2024. Le dichiarazioni, non sostanziate da cospicui finanziamenti, non erano certo bastate a risolvere i problemi.
È freschissima la notizia che il test al suolo del funzionamento dei motori dello Space Launch System si è concluso prima del previsto per un problema non meglio identificato. Se si fosse trattato di un vero lancio, lo spegnimento dei motori sarebbe stato disastroso.
L’amministratore della NASA Jim Bridenstine, che rimetterà il mandato il 20 gennaio in contemporanea con il giuramento di Biden, si è affrettato a dire che non si tratta di un fallimento perché era solo un test che, aggiungiamo, non è andato come ci si aspettava.
I 4 motori che dovrebbero conferire allo SLS una potenza di lancio paragonabile (e magari migliore) del Saturno V avrebbero dovuto funzionare per 8 minuti, il tempo necessario ad un veicolo spaziale per raggiungere l’orbita terrestre. Le cronache dicono che uno dei 4 motori si è spento con una fiammata dopo una cinquantina di secondi e questo malfunzionamento ha spinto il computer di bordo a spegnere tutto.
La cosa non sarebbe preoccupante se si trattasse di motori di nuova concezione, come succede per il razzo Starship di Elon Musk che è già esploso diverse volte. Ma nel caso dello SLS stiamo parlando di motori residui del programma Shuttle che, dopo essere stati ripuliti, non avrebbero dovuto riservare sorprese. Due dei 4 motori erano stati utilizzati nell’ultimo volo dello Shuttle nel 2011.
Quello di sabato doveva essere l’ultimo test a terra prima del volo di prova previsto per novembre. Si sarebbe dovuto chiamare Artemis 1 e avrebbe dovuto lanciare una capsula senza equipaggio a circumnavigare la Luna. Adesso bisognerà capire la causa del problema, correggerla e rifare il test prima di pensare a un lancio di prova.
Nel 2011 la NASA aveva annunciato che SLS avrebbe condotto il primo test senza equipaggio nel 2017, adesso non sarebbe realistico aspettarsi nulla prima del 2022.