Con il lancio di Chang’e 5 la Cina vuole consolidare la sua posizione di leadership nell’esplorazione lunare del nuovo millennio. Non dimentichiamo che, dopo la fine della corsa alla Luna negli anni ’70, solo la Cina è riuscita ad allunare nel 2013 con la missione Chang’e 3 (fornita di un piccolo rover chiamato Yutu, ossia coniglio di giada), poi ha ripetuto il successo in grande stile con Chang’e 4 che, nel gennaio 2019, è allunata sul lato nascosto della Luna con il suo rover Yutu 2 che continua ad esplorare per studiare la geologia del sito.
Nonostante sia passato più di mezzo secolo dal primo allunaggio morbido fatto dalla sonda sovietica Luna 9 nel gennaio 1966, la manovra rimane difficile e piena di rischi. Una dura realtà che non ammette il minimo errore, come impariamo guardando la sequenza degli allunaggi sovietici e americani e ricordando lo schianto delle sonde israeliana e indiana nel 2019.
Ritornando alla sequenza storica, la serie sovietica Luna, tra il 1966 ed il 1976, ha avuto 7 successi e 9 fallimenti, mentre i Surveyer americani, tra il 1966 ed il 1968, hanno avuto 7 successi e 2 fallimenti. Poi c’è stato il trionfo della NASA con 6 allunaggi delle missioni Apollo che, tra il luglio 1969 e dicembre 1972, hanno portato 12 americani sulla Luna.
Con l’attenzione monopolizzata dagli astronauti, pochi si sono accorti del grande successo di Luna 16 che, nel settembre 1970, ha raccolto e riportato a Terra 100 grammi di campioni lunari. E’ stato il primo esempio di “sample return” che il programma spaziale sovietica aveva perseguito con incredibile perseveranza incassando una sequenza di ben 6 fallimenti consecutivi.
La raccolta automatica di campioni lunari è proseguita con i 50 grammi riportati da Luna 20 nel febbraio 1972 e con i 170 grammi raccolti da Luna 24 la missione che ha chiuso il programma lunare sovietico nell’agosto 1976. Da allora il nostro satellite ha dovuto aspettare 37 anni per ricevere la visita dell’agenzia spaziale cinese, nel 2013.
Con la missione Chang’e 5 la Cina vuole dimostrare di essere capace di portare a casa campioni di suolo lunare, replicando il successo sovietico di mezzo secolo fa, possibilmente evitando i ripetuti fallimenti che aveva caratterizzato la frenetica corsa alla Luna degli anni ’60, che ho raccontato nel mio libro Conquistati dalla Luna.
Chang’e 5 vuole allunare in un punto geologicamente diverso da quelli scelti dalla NASA per le missioni Apollo. Mentre la NASA aveva selezionato zone presumibilmente molto antiche del suolo lunare, Chang’e 5 andrà in una regione relativamente giovane, dove si spera di trovare qualcosa di diverso.
Dopo qualche giorno di viaggio, Chang’e 5 si inserirà in orbita lunare, poi rilascerà il lander, che dovrà allunare, mentre il resto della sonda rimarrà in attesa, orbitando intorno alla Luna.
Il lander, per svolgere il suo compito, avrà a disposizione un giorno lunare (lungo 14 giorni terrestri) durante il quale sarà illuminato dal Sole che gli fornirà l’energia per raccogliere e incapsulare circa 2 kg di suolo lunare. Poi, prima che venga la gelida notte lunare, un piccolo lanciatore con il prezioso contenitore decollerà, utilizzando le gambe di allunaggio come rampa di lancio, per ricongiungersi con la parte lasciata nell’orbita di parcheggio e farsi portare a caso atterrando in Mongolia a metà dicembre.
Certo i 2 kg che la missione spera di portare a terra sono poca cosa rispetto ai 382 kg raccolti dagli astronauti Apollo, ma le missioni robotiche sono straordinariamente più semplici di quelle umane e, se tutto andrà bene, la Cina sarà la terza potenza spaziale ad avere raccolto un pezzetto di Luna.