AGI - Penso che le parole che dovrebbero entrare nella storia a proposito dell’ammaraggio della capsula Crew Dragon siano quelle pronunciate da Michael Heiman che, nella sua qualità di ingegnere di Space X responsabile delle comunicazioni con la capsula, ha detto “On behalf of the SpaceX and NASA teams, welcome back to planet Earth. And thanks for flying SpaceX” (A nome di Space X e della NASA, bentornati sul pianeta Terra, e grazie di avere volato con Space X).
Più o meno quello che sentiamo tutte le volte che un aereo atterra e dalla cabina di pilotaggio una voce ringrazia il passeggeri per avere scelto quella determinata compagnia. A differenza dei messaggi degli aerei o dei treni Michael Heiman non ha continuato dicendo “ci auguriamo di avervi presto nuovamente a bordo”, ma forse qualcuno lo farò negli anni a venire.
Credo che questa sia l’essenza del primo volo “commerciale” dove la NASA è stata cliente di una ditta privata che, però, non sarà l’unica ad offrire il servizio. Alla Boeing stanno lavorando alacremente per portare sulla rampa di lancio il loro Starliner. Ovviamente, per fare decollare il business dei lanci umani nello spazio occorre che ci siano anche altri clienti, oltre alla NASA. Pensiamo al turismo spaziale, alla ricerca industriale, alla riparazione di satelliti. Il servizio di trasporto astronauti è disponibile, almeno per quanto riguarda SpaceX, ed è giusto che negli annali dello spazio commerciale entri la frase And thanks for flying SpaceX
Per il resto, l’ammaraggio è andato benissimo. Si tratta di una manovra che la NASA ha fatto decine di volte durante la serie di missioni Mercury, Gemini e Apollo, ma che era stata messa in pensione nel 1975, con l’ultima missione Apollo Soyuz, quando l’agenzia ha deciso che il vettore per portare in orbita gli astronauti sarebbe stato lo Shuttle che parte come un razzo ma torna come un aereo.
A differenza delle missioni Apollo che ammaravano nel Pacifico, fuori dalla portata delle imbarcazioni da diporto, il punto prescelto (per le ottime condizioni metereologiche) era nel golfo del Messico non lontano dalla costa della Florida. Una nave della Guardia Costiera aveva cercato di allontanare le imbarcazioni dalla zona ma non tutti hanno ubbidito e la capsula Crew Dragon si è trovata circondata da barche private che non si sono lasciate sfuggire lo spettacolo. Confesso di essere stata stupita di vedere così tante barchette che chiaramente non facevano parte del team di recupero.
Una situazione potenzialmente pericolosa che bisognerà cercare di evitare nei prossimi ammaraggi, magari evitando di dare dettagli sulle coordinate del punto scelto per la manovra oppure chiedendo maggiore dispiegamento di forze da parte della Coast Guard.