Grazie a Cassini l'Italia svolgerà un ruolo di primo piano nelle missioni su Marte

La mole di informazioni raccolte dalla sonda intorno a Saturno darà lavoro per molti anni agli scienziati. Che non dimenticano le emozioni

Grazie a Cassini l'Italia svolgerà un ruolo di primo piano nelle missioni su Marte

“…L’ultimo bacio brucia sul viso come gocce di limone…”. Le parole di una bella canzone di alcuni anni fa rendono bene le emozioni che la sonda Cassini ha regalato alla comunità scientifica globale, prima di chiudere il suo ventennale viaggio con il “bacio” finale con l’atmosfera di Saturno.

Dietro i motori, gli strumenti e le antenne di Cassini, ci sono infatti le storie e le passioni delle centinaia di persone che hanno lavorato a quella che è stata una delle più grandi missioni dell’esplorazione robotica, che grazie a un’attività intensissima ha generato una miriade di dati che hanno esteso in modo esponenziale la nostra conoscenza del sistema solare.

Tra questi ricordo i 7,9 miliardi di chilometri percorsi, le 294 orbite completate, i 635 GB di dati raccolti, le 453.000 fotografie scattate, e i quasi 4.000 articoli scientifici pubblicati.

Grazie a Cassini l'Italia svolgerà un ruolo di primo piano nelle missioni su Marte
 Nasa
Gli anelli di Saturno fotografati dalla sonda Cassini

È con orgoglio che ricordo che tutta questa scienza ci è arrivata attraverso la grande antenna di 4 metri di diametro progettata e costruita in Italia da Thales Alenia Space, che è stata anche una parte integrante di due strumenti (Radar e la Radioscienza) che hanno visto l’ASI e l’università italiana protagonisti.

Questa notevole mole di informazioni terrà per i prossimi anni occupati gli scienziati che cercheranno di scoprire i dati mancanti sulla formazione di Saturno e sui suoi anelli. Ma come in ogni festa, le celebrazioni fanno riemergere il ricordo di quelli che oggi non possono vedere l’epilogo del loro lavoro, come Angioletta Coradini, una delle menti più brillanti dell’esplorazione e della scienza spaziale che ha dato un contributo fondamentale a questa missione con lo strumento VIMS (Visual and Infrared Mapping Spectrometer).

Del resto anche gli scienziati e gli ingegneri vivono di emozioni, e quando sono particolarmente bravi riescono a trasmetterle, quasi fosse un patrimonio genetico pronto ad essere inviato nello spazio profondo per colonizzare un pianeta lontano. Le emozioni di cui parlo sono quelle che ho sentito vibrare nella voce dei colleghi del Jet Propulsion Laboratory  di Pasadena in California, dell’Agenzia Spaziale Italiana a Roma, del Sardina Deep Space Antenna, dell’INAF e dell’ASI, degli stabilimenti italiani coinvolti. Luoghi che più diversi e lontani non si può; facce e lingue che a prima vista pensi che possano solo scontrarsi.

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Eppure anche questo è un altro effetto o, se preferite, un’altra magia della scienza: la produzione di un linguaggio comune, il linguaggio della cooperazione internazionale e della condivisione dei dati scientifici. Si tratta di condizioni essenziali per il successo delle esplorazioni spaziali. E Cassini aveva riunito nello stesso progetto ben 27 nazioni diverse.

Quindi quando nei primi anni ’90 questa missione ha preso vita, l’ASI - che ha nel suo DNA una grande tradizione di collaborazione con le più importanti agenzie spaziali del mondo - ha partecipato con entusiasmo e con tutto il suo potenziale umano e tecnologico. Una tradizione che proprio in questi giorni si è rinnovata grazie all’accordo che l’ASI ha fatto per il Sardina Deep Space Antenna (SDSA). L’imponente radio telescopio all’inizio del prossimo anno entrerà nel Deep Space Network della NASA, innalzando ad un livello superiore la capacità spaziale italiana. Una prova l’abbiamo avuta il 22 agosto con il primo collegamento tra Cassini e la Deep Space Antenna.

A modo suo, anche questa potrebbe essere definita “una storia di amore e scienza”, dove i due strumenti italiani, si sono virtualmente “baciati”. Un incontro avvenuto dopo vent’anni da lancio di Cassini ad oltre un miliardo di chilometri di distanza. È un fatto importantissimo perché certifica che la nostra capacità spaziale tiene il passo dei migliori, a partire dalla NASA con cui l’Agenzia Spaziale Italiana ha da tanto tempo una partnership privilegiata. La SDNA dell’Agenzia Spaziale Italiana, benché sia l’ultima arrivata si colloca tra le più potenti antenne che fanno parte del Deep Space Network della NASA e ha visto il team dell’ASI, con il supporto dell’INAF, equipaggiare in poco tempo, ma in modo adeguato per “sentire” le missioni di spazio profondo, il Sardinia Radio Telescope (SRT) realizzato pochi anni fa dall’INAF, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, la Regione Sardegna e il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. È un importante risultato che consentirà all’Italia di svolgere un ruolo di primo piano nei servizi di comunicazione e navigazione per le sonde interplanetarie come le missioni marziane, tra cui ExoMars 2020, la missione sul Pianeta Rosso dell’Agenzia Spaziale Europea e una priorità per l’Italia e per l’ASI.



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