C’era una volta un miraggio chiamato Esoluna. Oggi forse l’abbiamo catturato
I pianeti extrasolari conosciuti sono già quasi quattromila. Questa volta si tratta di un satellite

Lo studio dei pianeti extrasolari, cioè dei pianeti in orbita attorno ad altre stelle, è una delle branche più popolari della ricerca astronomica. È un campo giovane, ma sta crescendo a gran velocità. Il primo esopianeta è stato scoperto nel 1995 ad opera di due scienziati svizzeri, il prof. Michel Mayor ed il suo studente (dell’epoca) Didier Queloz, ed oggi ne conosciamo 3852 organizzati in 2871 sistemi planetari (cosa che implica che 637 sistemi planetari sono multipli, cioè composti da più di un pianeta).
La continua crescita nel numero dei pianeti non significa affatto che accorgersi della presenza di un pianeta in orbita attorno ad un’altra stella sia facile. La rivelazione avviene sempre con metodi indiretti, cioè sfruttando il “disturbo” che il pianeta arreca alla sua stella.

Il moto periodico della stella che oscilla
Storicamente, il primo metodo usato si basa sulla misura del moto periodico della stella che “risponde” al pianeta che le orbita attorno. Stella e pianeta sono un sistema unico che ruota intorno al centro di massa comune. Un pianeta grosso, tipo Giove, “tira” il centro di massa del sistema e questo fa oscillare anche la stella, che pure ha una massa molto maggiore del pianeta.
Keplero lanciato tra le stelle
In alternativa, è stato sviluppato il metodo dei transiti che consta nel misurare la piccola decrescita nella luminosità di una stella a seguito del transito di un pianeta.
Per capire di cosa stiamo parlando, pensiamo al transito di Venere del 2012
Il pianeta copre una (piccola) parte del disco del Sole che, se fosse osservato da un’altra stella, risulterebbe un pochino meno luminoso del solito. È un effetto piccolo e, per poterlo misurare, bisogna avere strumenti molto stabili, possibilmente capaci di guardare molte stelle contemporaneamente per aumentare la possibilità di cogliere un transito. È quello che ha fatto la missione Kepler della Nasa che ha scoperto più di 2.300 dei 3853 pianeti che oggi conosciamo.
Al guinzaglio di un pianeta
Cosa succederebbe se un pianeta studiato con il metodo dei transiti avesse un satellite naturale, una esoluna? Ovviamente, il suo effetto sarebbe ancora più piccolo di quello del pianeta, ma, in certe condizioni potrebbe essere misurabile. Una esoluna importante (cioè massiva), che precede o segue il pianeta come se fosse “al guinzaglio”, potrebbe “distorcere” un pochino il transito, interferendo con il momento di entrata e di uscita del pianeta dal disco stellare.
Sfuggente come una esoluna
È quello l’effetto che lo Hubble Space Telescope ha visto nel caso del pianeta Kepler 1625b, un pianeta più grande di Giove che dovrebbe avere una luna simile a Nettuno.
Ho trovato molto interessante la storia raccontata dal protagonista, che dà la caccia alle esolune da anni, senza avere mai trovato nulla.
Il video è molto cauto, parla di anomalie nel transito del pianeta che potrebbero essere spiegata dalla presenza di un esoluna.
Speriamo che la sua perseveranza sia stata premiata con la scoperta della prima esoluna.
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