Cosa succederebbe se tornasse Mussolini? Un film sull'Italia di oggi
Luca Miniero fa resuscitare il Duce: "Il suo fantasma gira in campagna elettorale perché ha lasciato un'eredità forte: è l'emblema del populismo, non propone mai soluzioni. Come i politici di oggi..."

Due sono le direzioni e le considerazioni da cui partire: gli italiani hanno la memoria corta e la regola d'oro dell'umorismo, ossia che "tempo più tragedia uguale camicità". Così arriva nelle sale (400) dal 1° febbraio per la regia di Luca Miniero 'Sono tornato', il remake italiano del tedesco 'Er ist wieder da' ('Lui è tornato') di Davis Wnendt che ipotizzava il ritorno del Fuhrer. In Italia, ovviamente, a tornare dall'oltretomba è Benito Mussolini. Cosa succederebbe se il Duce arrivasse nella realtà di oggi e cercasse di fare proseliti e di ricreare quel consenso che nel Ventennio lo ha accompagnato?
Come reagirebbero gli italiani? Le sue parole farebbero ancora breccia nel popolo? Riuscirebbe ad affascinare gli italiani del Duemila?
È quello che si sono chiesti Luca Miniero e Nicola Guaglianone, regista e sceneggiatore di 'Sono tornato', con Massimo Popolizio e Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Ariella Reggio e Eleonora Balcaminodi.
"Gli italiani hanno dimenticato la Storia"
"Non volevo rifare il processo a Benito Mussolini: la storia lo ha già giudicato. Noi volevamo solo vedere come reagivano gli italiani di oggi. Mussolini torna per mostrare la nostra confusione, per far emergere le nostre paure, i nostri desideri". Fin dalle note di regia, Luca Miniero, chiarisce che realizzare un film che ipotizza un ritorno del Duce dopo 80 anni nell'Italia di oggi è un'operazione quasi sociologica perchè, dice, "gli italiani, diversamente dai tedeschi, non hanno del tutto fatto i conti con il loro dittatore. è come se ne sottovalutassero la pericolosità, come se avessero dimenticato la lezione della Storia".
Il regista, durante un incontro stampa nel teatro di villa Torlonia, che fu residenza di Mussolini, spiega che il ritorno del Duce "fa paura non perchè possa riportare il fascismo in Italia, ma perchè torna in un paese che è già populista e uno dei motivi per cui è populista è il sistema dei media che lo alimenta".
"Politici di oggi populisti come Mussolini"
"Il fantasma di Mussolini - aggiunge - gira molto nelle campagne elettorali perché ha lasciato un'eredità forte: il populismo e lo sfruttamento dei media. Lui è l'emblema del populismo, non propone mai soluzioni. Come i politici di oggi. Inoltre - conclude - gli italiani lo hanno sempre giudicato con indulgenza a differenza di Adolf Hitler in Germania". Nel film di Luca Miniero il redivivo Duce cade (letteralmente) dal cielo sulla terra, a Roma, è con l'aiuto di un ingenuo documentarista cerca di ricreare il consenso intorno a sé girando per l'Italia e intervistando le persone, utilizzando un linguaggio in parte del passato e in parte ispirato al populismo dilagante in molti politici. Grazie alla televisione, al fatto che in molti lo ritengano un comico che pontifica di politica, il consenso cresce e diventa un caso mediatico.
Sedute psicologiche con Mussolini
Nel film, Miniero utilizza anche molte riprese reali fatte tra la gente. "Inizialmente avevamo mandato un attore per vedere cosa succedeva - racconta - poi siamo andati con Popolizio e Frank Matano e la telecamera. La reazione della gente a volte è stata violenta, ma in linea di massima c'è stata una reazione in qualche modo condiscendente". Una reazione che ha colpito anche il 28enne Frank Matano, ex youtuber il cui nonno aveva in casa busti del Duce.

"Io volevo bene a mio nonno - racconta - e ho capito che la sua nostalgia è la stessa di molti ragazzi che, però, non hanno idea di cosa fosse quel periodo. Girando con la telecamera, le persone per i primi trenta secondi pensavano che fosse una candid camera satirica, poi si trasformavano in tante sedute psicologiche. La gente non vedeva l'ora di parlare con Mussolini".
Un film fortemente politico
'Io sono tornato' è un film fortemente politico e esce in piena campagna elettorale, a un mese dalle elezioni. Eppure il regista ci tiene a dire che non voleva porsi "su un terreno ideologico: il film ti tira dentro con un personaggio umano - 'Mussolini, ultimo atto' di Carlo Lizzani è fonte di ispirazione - ma non c'è atteggiamento tenero. Ci interessava raccontare come venivano accolte quelle parole". E il risultato - anche avallati da esperimenti reali (le persone in studio da Cattelan, che si presta a ospitare nel suo show Mussolini-Popolizio, alla fine dell'intervista si facevano i selfie e urlavano "Viva il Duce!") - dimostra che nei confronti dell'ex dittatore fascista l'atteggiamento di molti era morbido.

"Ci siamo chiesti come era entrato Mussolini nell'immaginario degli italiani - spiega Massimo Popolizio -. A differenza di Hitler, il Duce ha sfruttato l'ondata di antipolitica". E il rischio era che la simpatia di Popolizio-Mussolini, il populismo spinto (anche 'folcloristico' quando dice che era contro il fatto di ributtare gli immigrati in mare perché poi sarebbero stati mangiati dai pesci e noi, a tavola, avremmo mangiato quegli immigrati), avrebbero dato al film una caratteristica certamente non desiderata dal regista.
L'importanza di ricordare la Storia
Perciò, a interrompere l'idillio tra il Duce e gli spettatori, arriva la Storia (con la 's' maiuscola) nelle parole di una donna, un'anziana malata di Alzehimer che ricorda bene cosa è successo. È la bravissima Ariella Reggio, attrice di teatro 81enne prestata al cinema per un ruolo che si rivela fondamentale nel film: lei riconosce nel presunto attore il vero Mussolini e in un'emozionante monologo racconta delle leggi razziali, della sua famiglia distrutta per colpa sua e del fatto che sia un mostro. E basta.

"Mi sentivo responsabile perchè io ho visto Mussolini - racconta l'attrice -. Inoltre, mia mamma era ebrea e la sua famiglia è finita a Auschwitz: ho visto i miei cuginetti partire per non tornare più. Forse per questo ho recitato quella parte con particolare emozione. Il mio personaggio ha l'Alzehimer - aggiunge - il suo quindi non è un ricordo, ma solo un'emozione: tira fuori tutto quello che aveva accantonato, tutto il suo dolore". Il 'duetto' tra Ariella Reggio e Massimo Popolizio in quella scena, tra la voce dell'anziana ebrea accusatrice e il 'piano d'ascolto' costituito da Mussolini è di certo il momento cinematograficamente più intenso del film.
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