L’edizione numero 90 degli Academy Award passerà alla storia per vari motivi. Uno di questi, forse il più importante, è il fatto che sia stata una delle più incerte e la più prevedibile al contempo. Hollywood ha avuto la possibilità di stupire e invece ha seguito pedissequamente le direttive dei bookmaker. Nella stagione meravigliosa in cui in lizza c’erano diversi film che resteranno nella storia del cinema (‘Dunkirk’, ‘Tre manifesti a Ebbing, Missouri’, ‘The Post’, ‘L’ora più buia’), ha deciso di promuovere miglior film (con tanto di regia a Guillermo Del Toro) il favolistico – ma non favoloso – ‘La forma dell’acqua’. Una scelta che dimostra ben poco coraggio: il film - che ha vinto il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia - piace, è fatto bene, ha una storia che funziona (è sempre la stessa della bella e la bestia o, volendo, del diverso che non viene accettato, narrata in centinaia di film) ma certo ha una potenza narrativa ed espressiva (seppure sia il più visionario di tutti) di gran lunga inferiore ai concorrenti.
Per non parlare poi dell’outsider di casa nostra, ‘Call Me By Your Name’ di Luca Guadagnino che avrebbe rappresentato addirittura un triplo salto mortale per Hollywood. Forse quest’anno la scelta è andata sul film supercandidato e favorito perché lo scorso anno l’Academy si è scottata facendo una scelta coraggiosa e originale (‘Moonlight’ preferito a ‘La-la-land’). Forse, ma lo scorso anno il fatto che un bel musical come quello di Damien Chazelle (giustamente Oscar per la regia) fosse forse quello più meritevole della statuetta al miglior lungometraggio la dice lunga sulla qualità dei film in gara.
Film memorabili in competizione
Diverso lo scenario quest’anno. ‘Dunkirk’ di Christipher Nolan è un film che entra di diritto nel novero delle grandi pellicole di guerra, ‘The Post’ di Steven Spielberg occupa un posto importante tra quelle sul giornalismo, ‘L’ora più buia’ di Joe Wright va annoverato tra le grandi biografie; ‘Tre manifesti a Ebbing, Missouri’ di Martin McDonagh è un gioiello del cinema americano. Anche ‘La forma dell’acqua’ rientra in un genere classico, quello della favola contemporanea: visionario e coinvolgente. Ma è davvero il più meritevole di vincere l’Oscar?
I bookmaker avevano azzeccato tutto
Se l’Oscar più importante va al film favorito, stesso dicasi per quasi tutti gli altri premi, dalla miglior attrice (Frances McDormand di ‘Tre manifesti) al miglior attore (Gary Oldman di ‘L’ora più buia’), dalla migliore attrice non protagonista (Allison Janney di ‘I, Tonia’) al miglior attore non protagonista (Sam Rockwell di ‘Tre manifesti’), dalla sceneggiatura non originale (James Ivory per ‘Call Me By Your Name’) al film di animazione (‘Coco’ della Disney).
LA LISTA DEI VINCITORI DEGLI OSCAR 2018
Italia soddisfatta a metà
E l’Italia? Considerando che ci siamo trovati ad essere protagonisti nostro malgrado con un film che non avevamo candidato (la scelta della commissione era caduta su ‘A Ciambra’ - immediatamente bocciato dall'Academy - anche perché il ventaglio dei selezionabiii era alquanto scadente), con quel ‘Call Me By Your Name’ che si è presentato con quattro candidature di cui una per il miglior film e una come miglior attore protagonista, si può dire che è andata bene.
Un Oscar è arrivato con la sceneggiatura non originale di James Ivory (corretta e sforbiciata da Luca Guadagnino), oltre a un consenso unanime per un regista che Oltreoceano conoscono e amano molto più che in Italia. Niente da fare per l’altra candidata italiana, Alessandra Querzola, in nomination per gli arredamenti del set di ‘Blade Runner 2049’ (battuta dai colleghi di ‘La forma dell’acqua’).