L’attesa per il film italiano destinato a polverizzare i record della stagione è quasi terminata. ‘Tolo Tolo’ di e con Checco Zalone arriverà in sala a capodanno. Un’uscita con un numero copie senza precedenti, circa 1.250 come annunciato da Pietro Valsecchi di Taodue, che permetterà al film presumibilmente di partire con 5-10 milioni dopo il primo weekend. Poi dovrà camminare da solo. E stavolta il successo non è così scontato anche se difficilmente sarà sotto i 20 milioni di euro (per la legge dei grandi numeri).
Un po’ perché Luca Medici-Checco Zalone con la complicità di Paolo Virzì ha scritto un film coraggioso ma non così nazionalpopolare come gli altri quattro diretti da Gennaro Nunziante. Un film che racconta dei migranti, delle sofferenze degli africani che cercano un futuro fuori dalle guerre e dalla povertà e sognano di trovarlo in Europa. Un po’ perché, fermo restando il coraggio e molte battute divertenti o fortemente satiriche – su tutte una che recita: “il fascismo è come la candida, esce con lo stress e il caldo” – e l’idea importante di trattare in chiave di commedia e affidando al personaggio noto, amato e collaudatissimo di Checco Zalone il compito di condurre lo spettatore in un ‘viaggio della disperazione’ dei migranti, il film risulta un po' confusionario.
Checco il nuovo Alberto Sordi
Checco è sempre lo stesso, ignorante, vittima dello Stato che strangola gli imprenditori con mille tasse, un po’ bandito e un po’ santo, continua a fare il verso all’Alberto Sordi di ‘Storia di un italiano’, aggiornando quel carattere. Un modello che lo stesso attore e neo-regista pugliese riconosce e rivendica. Ma stavolta la commedia diventa amara senza riuscire fino in fondo a risultare convincente. Tra momenti (onirici) affidati al musical, situazioni in cui il protagonista viene posseduto dallo spirito di Mussolini e tira fuori il suo razzismo in brevi monologhi e una scena modello ‘Mary Poppins’ col protagonista tra i cartoni animati, Checco Zalone di ‘Tolo Tolo’ perde ritmo e concretezza, in qualche modo depotenziando la commedia. Quasi che avesse paura di essere preso troppo sul serio trattando un tema così doloroso e duro.
Checco Zalone è un imprenditore fallito che ha portato tutta la sua famiglia sul lastrico inseguendo il sogno di aprire un sushi nella patria pugliese della carne. Fuggito in Africa si trova a fronteggiare Boko Haram e l’Isis senza rendersi conto della situazione – mentre cadono le bombe lui si preoccupa dei creditori e dei parenti che lo perseguitano al telefono - per poi cercare di tornare in Europa insieme a un gruppo di migranti africani. Un viaggio che si conclude su un barchino e poi con la distribuzione dei disperati ai vari Paesi Ue fatta mediante un bussolotto con le palline dei vari stati (tipo sorteggio di Champions League).
La danza (marina) dei migranti
Alcune scene faranno discutere - come ha fatto discutere la clip del trailer in cui canta ‘Immigrato’ che qualche associazione umanitaria ha ritenuto razzista – a partire dalla scena in acqua dei migranti modello Ester Williams per continuare con diverse punzecchiature alla destra di Salvini, altre invece sono destinate a restare nella memoria come la trovata di inserire un noto ex politico pugliese tra gli interlocutori telefonici di Checco Zalone dall’Africa. Tra alti e bassi, tra momenti comici e altri meno il film scorre talvolta un po’ a fatica, ma ha comunque il merito di mandare un messaggio di umanità e solidarietà. E oggi non è cosa da poco.
E' difficile immaginare che ‘Tolo Tolo’ possa raggiungere le vette al box office degli ultimi tre film – ‘Che bella giornata’ 43 milioni, ‘Sole a catinelle’ 52 milioni, ‘Quo vado?’ 65 milioni – ma di certo Checco Zalone ha deciso di fare il salto anche dal punto di vista artistico. Non a caso questo cambiamento ha coinciso con l’esordio alla regia. Il prodotto ora è totalmente suo e a lui va un plauso per il coraggio, per aver scelto di non cavalcare l'onda del successo facile e di rischiare. Il risultato? Si può fare di più.