Generare una conoscenza aperta e interdisciplinare, promuovere un cambiamento sociale e culturale positivo: è questo il compito affidato alle università, chiamate oggi a sovvertire i paradigmi dell’alta formazione, uscire dalle aule, aprirsi al mondo. Serve una presa di coscienza profonda, un approccio inclusivo e cooperativo per la rinascita del dialogo per la costruzione di una “positive society” e il superamento delle criticità dell’attuale scenario.
Il quadro che oggi è sotto ai nostri occhi soffre per continue tensioni geo-politiche per la crisi della cultura della globalità, per le strategie del terrore che favoriscono la chiusura dei popoli e la costruzione di muri. È un mondo certificato come insostenibile, il nostro, un mondo in cui vivono 800 milioni di poveri (ben 4,6 milioni di persone vivono in condizioni di povertà assoluta solo in Italia). Ancora, 795 milioni di persone soffrono la fame, 57 milioni di bambini sono esclusi dall’istruzione primaria e soltanto 10 sono i Paesi esenti da conflitti.
Stiamo bruciando il nostro avvenire e a farne le spese, drammaticamente, anche la produzione scientifica, gli scambi interculturali, il movimento di studenti, ricercatori e docenti. Dobbiamo andare oltre per scongiurare il rischio di paralisi culturale, dobbiamo produrre, tutelare e divulgare il sapere come via privilegiata per il dialogo, usando la Terza missione come volano per l’innovazione sociale e come ponte per colmare il divario tra scienza e società, trasformando gli atenei, i centri di ricerca e le istituzioni scientifiche in motore del cambiamento.
Due importanti eventi si sono svolti nelle ultime due settimane in Italia: uno a Roma, dove l’Università di Roma “Tor Vergata” ha ospitato un summit fra i Rettori delle Università di oltre 50 Nazioni in occasione della “Conferenza Internazionale dei Rettori delle Università”, evento dalla portata storica che si inserisce nell’ambito del XIV Simposio Internazionale dei Docenti Universitari organizzato dal Vicariato di Roma e l’altro ad Udine dove si sono riuniti i Rettori dei Paesi del G7. In entrambi gli eventi i Rettori hanno affrontato temi importanti del nostro mondo quali la globalizzazione, la pace, la sostenibilità.
Nella discussione si è fatta una analisi accurata dei fragili equilibri tra i Paesi, minati dai problemi connessi alle migrazioni e all’integrazione, la disamina delle risorse a disposizione delle varie nazioni anche extraeuropee per lo sviluppo e la democrazia.
Si è testimoniato il forte senso di coesione esistente tra accademie di diversa tradizione e impostazione culturale, e soprattutto definito linee d’azione strategiche per fronteggiare le sfide globali e alimentare un dialogo costante per la cooperazione e la stabilità. Dai documenti prodotti è emerso il ruolo cruciale delle Università nella promozione della pace e dello sviluppo sostenibile. Quello stesso sviluppo sostenibile al centro dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: la messa in campo di azioni tendenti al raggiungimento dei 17 obiettivi individuati ha in sé il potere di incidere sul presente e sul futuro, e di fungere da collante in uno scenario, in primis quello europeo, che appare tristemente fratturato.
Gli incontri internazionali fra i Rettori traducono una visione in azione. Oggi, più che mai c’è bisogno di tolleranza. Una tolleranza culturale, scientifica, tecnica, artistica.