Molta paura alle 4.50 a Tropea e sui paesini limitrofi affollati di turisti con centinaia di telefonate ai centralini di vigili del fuoco e forze di polizia. Un terremoto di magnitudo 4.4 é stato infatti registrato in mare al largo della costa calabra. Il sisma è stato chiaramente avvertito anche a Messina, Reggio Calabria e alle Eolie
La scossa si è verificata a una profondità di una sessantina di chilometri. Paura ma nessun danno per la notevole profondità dell’ipocentro: lo spessore di roccia di circa 60 km, fra la zona ipocentrale e la superficie, attenua drasticamente la capacità distruttiva del terremoto. In più, la magnitudo non è stata comunque tanto elevata e il terremoto non avrebbe fatto danni rilevanti anche se fosse stato vicino alla superficie. La zona sismica interessata ha come caratteristica una sismicità profonda che può arrivare anche ad alcuna centinaia di chilometri. Le zone della Terra dove si verificano terremoti profondi si dicono di subduzione.
Sotto il Mar Tirreno meridionale abbiano registrato nel passato numerosi eventi con profondità da poche decine di chilometri a alcune centinaia. Non dimentichiamo però che l’Arco Calabro è purtroppo soggetto anche a un’importante sismicità devastante che si verifica a bassa profondità. In questa area sono avvenuti alcuni dei più forti terremoti italiani come il terremoto del 1905, localizzato a mare, con una magnitudo stimata attorno a 7.0, seguito da un maremoto rilevante. In questa zona a notevole pericolosità sismica, a terra, si sono anche verificati alcuni dei terremoti più devastanti della nostra storia. A febbraio del 1783 iniziò una serie si eventi che praticamente distrussero tutta la Calabria. Tre scosse furono particolarmente violente con magnitudo stimate 7.1, 6.7, 7.0. Precedentemente, nel 1659, c’era stata una scossa con magnitudo stimata 6.6.
Ma che cos’è la subduzione? È un fenomeno geologico che ha un ruolo chiave nella teoria della Tettonica delle placche. A causa delle intense forze geodinamiche in gioco nella Terra una placca può scorrere sotto ad un’altra e infilarsi in profondità nel mantello. Ne consegue che vecchia crosta viene riassorbita dentro il mantello mentre viene prodotta nuova crosta altrove, nelle dorsali medio-oceaniche. Sia chiaro: non è che così viene aumentata la superficie complessiva del pianeta. Il fenomeno generalmente avviene lungo i margini convergenti delle placche, dove la crosta oceanica viene distrutta per subduzione (invariabilità del raggio terrestre). La placca che si immerge viene riassorbita nel mantello che è in uno stato quai-fluido essendo le rocce che lo compongono quasi fuse: le temperature in gioco sono molto prossime a quelle di fusione. Ciononostante si verificano terremoti a profondità anche di qualche centinaio di chilometri.
Sappiamo per certo che un terremoto è una frattura che si propaga velocemente sulle rocce terrestri. Ma una frattura, per sua stessa definizione, non si può propagare in un mezzo fluido o quasi fluido. Quindi in linea di principio non si potrebbero avere sismi a profondità superiori più o meno alla ventina di chilometri. Ebbene la placca che si immerge continua a mantenere le sue caratteristiche meccaniche per lungo tempo prima di essere completamente riassorbita dal mantello e “ammorbidita” dalle condizioni di alte pressioni e alte temperature che vi si trovano e quindi può fratturarsi ed essere così sede di terremoti. Sulla Terra si hanno vari tipi di zone di subduzione con caratteristiche geometriche, fisiche, chimiche e dinamiche diverse. Quella tirrenica, che ci interessa in questo contesto, è una regione a crosta continentale dove le placche interessate dalla subduzione non sono troppo in compressione e pertanto consentono di instaurare un regime tettonico estensivo, regime che può tranquillamente creare un bacino di retroarco, ovvero un bacino a crosta oceanica, simile in tutto ad un vero e proprio oceano, con una propria dorsale oceanica, solo di dimensioni decisamente più piccole. Un esempio di questa situazione è proprio il bacino del Tirreno, che è il bacino di retroarco della subduzione, sotto all'arco vulcanico della Calabria, di ciò che resta dell'oceano Tetide.
In generale, nelle zone di subduzione la crosta può scendere in profondità nel mantello fermandosi a circa 670 km di profondità a causa della presenza di un'importante discontinuità fisica: un drastico aumento della densità del mantello. È un argomento questo su cui si sono concentrate e si concentrano importanti ricerche che coinvolgono molte moderne discipline fisiche. In particolare la scienza dei materiali ad alte pressioni e temperature. Dalla geofisica moderna, cioè dallo studio quantitativo dei processi che avvengono all’interno del nostro Pianeta, arriveranno anche importanti applicazioni industriali.