Vi dimostro che i recenti terremoti in Italia erano tragedie evitabili

I progressi compiuti nella conoscenza della sismicità italiana potrebbero consentire di ridurre, se non azzerare, il numero delle vittime. A una condizione

Vi dimostro che i recenti terremoti in Italia erano tragedie evitabili

Nel 2009 a L’Aquila, nel 2012 in Emilia e nel 2016 ad Amatrice, si sono verificati terremoti che hanno provocato 630 vittime, migliaia di feriti, la vita sconvolta di decine di migliaia di senzatetto e molti miliardi di danni. Il numero delle vittime e dei feriti sarebbe stato drasticamente ridotto se si fosse fatto un uso responsabile è corretto delle conoscenze della sismicità italiana messe assieme nell’ultima trentina d’anni di attività di ricerca.

L’Aquila 2009

Nella Mappa di Pericolosità Sismica (MPS) redatta dall’INGV (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e pubblicata con dignità di legge nel 2006 sulla Gazzetta Ufficiale, l’Abruzzo e l'Aquilano appaiono con i valori massimi di pericolosità dell’intero territorio nazionale. Se l’allora vicecapo della Protezione civile (PC) il 31 marzo 2009, prima della riunione della Commissione Grandi Rischi (CGR), si fosse astenuto dal fare dichiarazioni in televisione e se fosse stata accettata la richiesta dello stato di emergenza del sindaco de L’Aquila, forse il numero delle vittime sarebbe stato molto ridotto se non addirittura nullo.

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Terremoto l'Aquila (Afp) 

Il terremoto si verificò il 6 aprile provocando 309 vittime. Da circa tre mesi era in corso uno sciame di piccole scosse. Il 17 febbraio e il 12 marzo 2009 l’INGV aveva inviato al Dipartimento della Protezione Civile (DPC) due comunicati ufficiali evidenziando la pericolosità della zona è della situazione.

Il terremoto aquilano ha poi avuto grande risonanza per il processo alla CGR che in primo grado si concluse con la condanna di tutti i partecipanti alla riunione del 31 marzo. Poi in Appello si arrivò all’assoluzione piena con la condanna del solo vicecapo del DPC. Conclusione confermata dalla Suprema Corte. In Appello si tenne anche conto della testimonianza del sindaco de L’Aquila Massimo Cialente che aveva seguito la riunione del 31 marzo. Quanto disse può essere trovato negli Atti del processo stesso e in numerose dichiarazioni che rilasciò immediatamente dopo la sua testimonianza ai mezzi di informazione. Qui alcune frasi di un’intervista che rilasciò all’AGI: “Ho ricevuto domande precise e avendo io giurato di dire la verità, ho detto la verità: che io dalla riunione della CGR uscii affatto tranquillizzato ... Boschi si espresse in maniera tutt’altro che rassicurante. Da parte di qualcuno si è voluto fare un uso non corretto di quello che era emerso in sede di riunione ... Come Sindaco scelsi di dichiarare lo stato di emergenza e misi in moto la macchina comunale di Protezione civile, non ho partecipato a rassicurare la città ...”. Il giorno dopo infatti chiese formalmente lo stato di emergenza, il massimo che un Sindaco responsabile può fare per la sua comunità. Purtroppo non gli venne concesso.

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Terremoto l'Aquila (Afp) 

Emilia 2012

Anche la pericolosità sismica emiliana è mostrata nella MPS. Nel 2012 in Emilia si ebbero due scosse: la prima il 20 maggio e la seconda il 29 maggio. In quest’ultima si ebbe il maggior numero di vittime. Dopo la prima scossa la CGR non dette alcuna indicazione su come comportarsi benché dovrebbe esserle noto che in Italia i forti terremoti quasi sempre si verificano a coppie se non addirittura a gruppi. Ciò è avvenuto, per esempio, nei più recenti: Belice 1968, Friuli 1976, Irpinia 1980, Umbria-Marche 1997, L’Aquila 2009...

La CGR dopo la seconda scossa, però, convinse il presidente del Consiglio dei Ministri a dare l’allarme per una “significativa probabilità” di un forte sisma nel ferrarese che si sarebbe dovuto verificare a breve e che non si è mai verificato. L’8 giugno fu lanciato l’allarme che avrebbe dovuto essere lanciato venti giorni prima, salvando molte vite.

Amatrice 2016

Il 24 agosto di quest’anno: magnitudo 6 ad Amatrice con 299 vittime che ha dato il via ad una sequenza molto intensa. Questa volta, il giorno dopo il terremoto, la CGR si riunì e dichiarò che “i dati disponibili non evidenziano anomalie nella sismicità nelle settimane precedenti che possano essere collegate all’evento principale”. Non specificò però quali dati erano disponibili e quali anomalie erano state considerate ma, osservando le sequenze sismiche del 1979, del 1984, del 1988, del 1997-98 e del 2009, c’era indubbiamente da aspettarsi che si sarebbe attivato il segmento appenninico che fino ad allora era rimasto tranquillo fra le due zone citate, e che nel lontano passato era stato sede di fortissime scosse.

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Amatrice (Afp) 

Di più, in una pubblicazione del 2012 su una prestigiosa rivista scientifica, era stata chiaramente evidenziata per quella zona un'elevatissima probabilità di una forte sisma. Non una previsione in senso stretto ma chiare evidenze che imponevano precauzioni adeguate. C’era quindi da aspettarsi che in quell'area, negli anni precedenti al sisma di Amatrice, fossero stati installati strumenti atti a registrare eventuali anomalie. C’era anche il tempo per mettere in sicurezza gli edifici strategici e a intraprendere azioni per mitigare il rischio. 

Conclusioni

Da queste tre sequenze sismiche si può dedurre - al di là delle responsabilità personali e istituzionali (alla Giustizia il compito di accertarle) - che i progressi compiuti nella conoscenza della sismicità italiana potrebbero consentire di ridurre, se non azzerare, il numero delle vittime per terremoti se al Dipartimento della Protezione civile arrivassero da parte della commissione Grandi rischi le giuste e ben motivate informazioni per consentire efficaci azioni preventive.

È degno di nota il fatto che solo per il terremoto aquilano fu formalmente evidenziata la grande pericolosità ben prima che L’Aquila venisse colpita: due comunicati inviati settimane prima del sisma oltre a mappe dettagliate preparate per la riunione della CGR del 31 marzo assieme ad accurate informazioni sulla sequenza in atto. Io dico che troppo poco, non abbastanza è stato fatto per gli eventi del 2012 e del 2016 benché i tre presidenti che dal 2011 si sono succeduti alla guida dell’INGV abbiano pubblicamente dichiarato, riferendosi al terremoto aquilano, che avrebbero saputo come affrontare adeguatamente la situazione. Per il futuro, la strada è tracciata.



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