Stamani leggendo gli articoli dei quotidiani ed i commenti (eccitati) dei tecno-ottimisti mi è tornato in mente il caso Cambridge Analityca e gli stessi commenti di qualche tempo fa (sempre eccitati) su Facebook e sulle sue potenzialità da parte degli stessi tecno-ottimisti. E allora mi son venute in mente un po’ di domande da fare loro.
Voi lo sapete vero che insieme, ad esempio, a Twitter, Skype, Uber, Tinder, OkCupid, SnapChat e SoundCloud Spotify è tra le App con il più elevato numero di tracker di terze parti utilizzati per registrare il comportamento degli utenti che la utilizzano. E lo sapete che questa cosa pone delle questioni di trasparenza?
Uno studio condotto nel 2017 dal progetto Exodus Privacy ha dimostrato che il 75% di più di 300 App contiene tracker di terze parti, da Crashlytics a Teemo passando per FidZup.
Questi tracker sono servizi che non necessariamente hanno legami con le funzionalità dell’app che stiamo utilizzando (spesso non ne hanno) e che attraverso accordi commerciali con essa fanno altro: raccolgono informazioni su di noi, su quello che facciamo, sulle nostre abitudini, su dove andiamo e condividono a loro volta tutto ciò con i loro partner commerciali. E potenzialmente con chiunque altro, agenzie governative comprese ad esempio.
Per studiare i tracker è necessario analizzare il codice sorgente (quando disponibile) oppure utilizzare tecniche di analisi del traffico (che oggi è sempre più spesso cifrato). Ciononostante è sempre bene leggere ciò che accettiamo quando decidiamo di usare una App.
Anche io sono un tecno-ottimista. Un tecno-ottimista convinto. Ma sono anche uno che queste cose le studia e le insegna. E quindi sono semplicemente meno eccitato.