In una tarda serata di un anno fa, i media di tutto il mondo si sono trovati a sconvolgere la propria scaletta per una dirompente notizia arrivata dall’Oriente: la nascita dei primi due macachi ottenuti per clonazione. Ieri sera, In Italia come negli altri Paesi, è accaduta la stessa cosa: l’Accademia delle Scienze di Shanghai ha annunciato la nascita di altre cinque speciali scimmiette. Questa volta si tratta di cinque piccoli macachi con Dna modificato, creati da fibroblasti, ovvero cellule somatiche differenziate, di una donatrice con fenotipi di malattia, vale a dire piccole copie di un macaco che gli scienziati hanno sottoposto a editing genetico, allo scopo di indurre uno stato patologico.
Lo scopo dichiarato degli autori di questo inatteso – ma in realtà prevedibile, visti i passi sin qui compiuti – passo avanti nel terreno dell’editing genetico, è quello di “rendere disponibile per la ricerca biomedica una popolazione di scimmie Ogm 'personalizzate', con un background genetico uniforme". In pratica, si cerca di creare “squadre” di soggetti malati utili a trovare nuove cure per malattie importanti e complesse quali, ad esempio, l’Alzheimer, il diabete, le malattie nervose. Due gli articoli pubblicati a supporto e descrizione del lavoro, apparsi sulla rivista 'National Science Review'. E lo studio ha ottenuto grant pubblici e governativi.
Di cosa si tratta?
In pratica, gli scienziati hanno iniziato spegnendo, nella donatrice (in realtà, si trattava di più di un primate), uno degli orologi che regolano il ritmo circadiano, che è quel delicatissimo sistema di regolazione del ritmo sonno/veglia. Per farlo, hanno operato, agendo in fase embrionale mediante la tecnica del “taglia e cuci” Crispr-Cas9, sul gene Bmal1, che è appunto un fattore di trascrizione regolatore del nucleo circadiano.
In seguito, hanno prelevato i fibroblasti della donatrice per clonare le cinque scimmiette con il metodo del trasferimento nucleare di cellula somatica, proprio come la stessa Accademia delle Scienze aveva fatto lo scorso anno per far nascere le pioniere Zhong Zhong e Hua Hua.
Ma perché è così importante questo “orologio” che gli scienziati hanno disattivato?
Un ritmo circadiano alterato induce un malfunzionamento genetico: è noto per esempio che, nel nostro organismo, una serie di geni funziona in un certo modo al mattino, e diversamente alla sera. La luce stessa incide sul funzionamento di certi geni, e questo spiega, ad esempio, come il medesimo comportamento – ad esempio alimentare o nello stile di vita in generale – se eseguito in orari diversi può dare origine a conseguenze diverse. Infatti, i primati del gruppo della donatrice – quelli con l’orologio spento - mostravano numerosi fenotipi del disturbo circadiano, tra cui insonnia, attività motorie notturne elevate, ansia, depressione, comportamenti di tipo schizofrenico e invecchiamento precoce.
Molte malattie metaboliche, ma anche malattie neurodegenerative e cancro, sono spesso indotte dall’alterazione del ritmo sonno veglia. Le cinque scimmie insonni clonate daranno evidenza di comportamenti anomali e manifesteranno patologie che permetteranno, questo è l’auspicio, di progredire nella ricerca di cure per malattie dagli effetti devastanti quali l’Alzheimer: qui, negli ultimi 15/20 anni, non abbiamo fatto grandi progressi, e 18 milioni di persone nel mondo sono oggi in attesa di un approccio terapeutico efficace.
Le questioni etiche
I dubbi di tipo etico, in questo tipo di sperimentazioni, sono inevitabili: ad oggi, purtroppo, non si dispone di alternative valide all’utilizzo di animali. L’Accademia delle Scienze cinese, su questo aspetto, ha dichiarato che questa linea di studio aiuterà a ridurre la quantità di scimmie attualmente utilizzate nella ricerca biomedica in tutto il mondo, asserendo che "Senza l'interferenza del background genetico, un numero molto più piccolo di cloni portatori di fenotipi di malattia potrebbe essere sufficiente per i test pre-clinici sull'efficacia delle terapie".
D’altro canto, ciò che fa ben sperare circa gli esiti dell’esperimento, è che questa è la prima volta che abbiamo un modello di animale così vicino all’uomo.
I rischi – e le relative contestazioni e perplessità – possono soltanto essere contenuti eseguendo esperimenti trasparenti, supportati da dati, studi e protocolli in linea con le norme di legge e i limiti etici e morali che la comunità scientifica internazionale si è data. Ancora, quello che la scienza può fare, è affinare la propria capacità di divulgare, in maniera chiara, efficace, completa, comunicando in maniera aperta con i cittadini, spiegando le ragioni e gli obiettivi alla base degli studi.
“Dal progresso delle scienze – diceva Johann Fichte – dipende in modo diretto il progresso complessivo del genere umano. Chi frena il primo frena anche il secondo”. E il progresso non può essere fermato: questo lo dobbiamo ai malati di oggi, alle loro famiglie e alle generazioni che verranno.