Da nuotatrice e siciliana, quello di attraversare lo Stretto di Messina a nuoto è un vecchio sogno nel cassetto. Sin da piccina, guardando dal traghetto ogni estate e talvolta intravedendo i delfini, mi immaginavo come sarebbe stato nuotare al loro fianco. Quel mare mi incuteva un po’ di inquietudine. Spesso agitato, a volte fosco. Ma era il “mio” mare e io lo amavo. Oggi questo mare mi mette angoscia. E’ un mare che soffre. Enormi masse di rifiuti sono state documentate sui suoi fondali. I “rifiuti” sono anche quelli verso la gente che lo attraversa, il Mediterraneo, in cerca di una vita migliore, che spesso gliela lascia.
Il prossimo 8 agosto con il mio gruppo di nuoto di Pontedera, rinomata città della PIAGGIO & C. e di una delle sedi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, intraprenderò per la prima volta la traversata del mio bel Mediterraneo a cui dobbiamo secoli di vita e cultura, luogo di passaggio di civiltà e di genti oltre che ambiente marino da salvaguardare: non possiamo dimenticarcene, attraversandolo a nuoto, ed è per questo che abbiamo deciso di promuovere con la nostra iniziativa l’hashtag #respectnature, allo scopo di sensibilizzare e responsabilizzare sui temi della qualità ambientale e della tutela marina, ma anche della dignità della natura umana, quella che attraversa il Mediterraneo. Nella consapevolezza che il rispetto della natura, umana e ambientale, è un elemento cardine dello sviluppo sociale e all’origine di una condotta civile in grado di garantire il futuro del nostro Pianeta.
Quella dell’educazione e della sensibilizzazione culturale è un’attività che può avere una sua significativa importanza laddove riesca ad anticipare condotte dai risultati insanabili sulla possibilità di progresso umano e crescita del Pianeta. Tanto fa la ricerca per risolvere i problemi creati dall’uomo. Il Centro di ricerca sulle tecnologie del mare e la Robotica marina della Scuola Superiore Sant’Anna ha recentemente sviluppato, grazie al lavoro di un team di ricerca dell’Istituto di BioRobotica finanziato da Arbi Dario S.p.A. (/www.arbi.it), il robot Silver2 - Seabed-Interaction Legged Vehicle for Exploration and Research, un robot-granchio subacqueo del peso di 20 kg capace in modo autonomo di scendere fino a 200 metri di profondità per esplorare i fondali marini e ripulire il mare dalla plastica.
Silver2 è infatti dotato di sei zampe articolate e molleggiate che gli consentono di muoversi saltellando sul terreno senza danneggiare l’ecosistema marino e di aggirare eventuali ostacoli. E’ munito di due telecamere ad alta definizione e di una “pancia” in grado di contenere vari strumenti, utili a raccogliere campioni del fondale e ripulirlo dalla microplastica. Può essere guidato a distanza grazie a una boa superficiale che riceve i dati e li trasmette wireless al computer dell’operatore, e in futuro potrà essere attrezzato anche con un braccio per poter raccogliere la plastica di maggiori dimensioni, come i sacchetti e le bottiglie.
Recentemente, il MISE (MInistero per lo Sviluppo Economico) ha approvato il progetto “Beyond the landfill 4.0” – Oltre la discarica, attualmente in validazione presso gli uffici competenti della Regione Toscana e promosso da Sei Toscana, Acea Ambiente e Rea, per un investimento complessivo di 19 milioni di euro nell’ambito del quale l’Istituto di BioRobotica svilupperà una piattaforma dimostrativa ad altissima automazione per il disassemblaggio di pezzi complessi e il successivo smaltimento e recupero. L’obiettivo: creare zero rifiuti.
Un sogno, non avere più discariche e avere i fondali marini puliti? No, ma innanzitutto un compito civile che nasce dalla responsabilità di ciascuno imparando il comportamento giusto per un mondo pulito nell'epoca dei cambiamenti climatici dovuti essenzialmente all'inquinamento, e rispettando regole e leggi (ed è ormai ufficiale lo stop della plastica monouso in tutti i Paesi UE a partire dal 2021).
Il prof. Roberto Buizza, fisico dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna, ha recentemente inviato alle più alte cariche istituzionali italiane una lettera aperta a cui hanno aderito più di duecento scienziati e intellettuali di tutto il mondo. “Il riscaldamento globale”, si legge, “è di origine antropica. È urgente e fondamentale affrontare e risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Chiediamo che l’Italia segua l’esempio di molti paesi Europei, e decida di agire sui processi produttivi ed il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra’ entro il 2050”.
E lo SPORT? Anche questo può lanciare un messaggio positivo nell'aver cura di sé - attraverso una sana e quotidiana pratica sportiva che migliori il proprio stato di salute psico-fisica e in generale la qualità del vivere con un corretto stile di vita -, nell'aver cura degli altri - con un maggior senso di apertura, accoglienza ed empatia - e nell'aver cura dell'ambiente in cui viviamo, con pratiche di comportamento “ambientale” corrette. Cura è la nostra nuova parola-chiave, responsabilità individuale nelle buone pratiche di comportamento ambientale (e umano) per benefici collettivi e crescita sociale e civile, per i quali la traversata non è che un primo passo per lavorare insieme a un nuovo percorso che unisca animazione territoriale e sensibilizzazione culturale, ricerca scientifica, leader in campo ambientale e tutti gli stakeholder che hanno a cuore la Terra in cui viviamo, la Natura, quella umana nel senso di rispetto per noi e per gli altri attorno a noi, e la natura nell'ambiente che ci circonda.
Il gruppo - 11 nuotatori liberi, persone tra i 35 e i 65 anni variamente impegnate nel mondo del lavoro e delle professioni e provenienti dalla Toscana, oltre che per un atto sportivo a compimento e sfida della passione per il nuoto, non agonistico e con un’attenzione sempre presente ai valori del bene e del benessere individuale e collettivo, guarda a #respectnature come alla chiave della cura per la persona e per l’ambiente utilizzando lo sport per lanciare temi in particolare in questo caso legati alla salvaguardia del mare (e di chi lo attraversa). Sport e ambiente dunque uniti perché una maggiore consapevolezza e il senso di responsabilità individuale a governare le azioni di ciascuno sono ciò che conduce ai benefici collettivi nel momento in cui si traducano in occasioni condivise di progresso.