Lo studio pubblicato su di una prestigiosa rivista scientifica (PNAS) è stato effettuato da un team coordinato dall’istituto Scientifico IRCCS S. Lucia. Esso è stato condotto su di una popolazione di soggetti “ipermemori”, cioè dotati di una straordinaria capacità di memorizzazione autobiografica, in particolare di eventi della vita personale. Questi soggetti, selezionati da un campione molto più ampio sulla base di test neuropsicologici dedicati, sono poi stati sottoposti a Risonanza magnetica Funzionale mentre ricordavano eventi della propria vita. I risultati sono stati confrontati con quelli di un gruppo di soggetti sani, ma non dotati di questa straordinaria capacità di memoria autobiografica.
La risonanza ha dimostrato che nel ricordare i propri eventi di vita, questi soggetti “ipermemori” attivano in modo molto più forte un circuito neurale che coinvolge la corteccia prefrontale e l’ippocampo, entrambe strutture notoriamente coinvolte nei processi di “deposito” e “richiamo” dei ricordi, ma anche in altre funzioni cognitive (in particolare la corteccia prefrontale), per esempio l’attenzione.
Altra area in cui si è dimostrato un aumento di attività è la giunzione temporo-parietale sinistra che rappresenta un “collettore” di tante informazioni provenienti dall’ambiente esterno (per lo più sensoriale, ma non solo) ed interno (incluse le emozioni) al nostro corpo. In passato sono stati trovati vari tipi di soggetti ipermemori, alcuni dei quali con patologie neuropsichiatriche non banali quali le forme di autismo ad alto funzionamento.
Non sorprende apprendere che il campione dei soggetti ipermemori di questo studio non abbia poi dimostrato particolari performances nello studio o nei livelli di intelligenza. La memoria è un meccanismo complesso. Il cervello è bombardato ogni istante da moltissime informazioni, ma solo una infinitesima parte di queste viene depositata nella memoria personale per un utilizzo successivo. Tutte le altre vengono scaricate ed eliminate e lo debbono essere perché lo spazio di una memoria umana non è particolarmente esteso. In questo senso saper dimenticare le cose per noi inutili è altrettanto, se non più importante, di saper ricordare quelle cose che sono invece utili e significative nel costruire quell’edificio unico ed irripetibile che è la memoria individuale.
Paolo Maria Rossini