La ricerca italiana resta indietro. E c'entra l'austerità
La cartina geografica dell’innovazione ricalca gli squilibri dell’unione monetaria

Il sistema della ricerca e innovazione in Italia con la crisi del 2011 ha risentito delle politiche di austerità e da allora registra una stagnazione.
L’Unione Europea da anni pubblica nell’European Union Scoreboard una graduatoria sulla performance dei sistemi innovativi basata sulle informazioni del Summary Innovation Index che sintetizza 27 indicatori riguardanti il contesto del sistema, le attività innovative il loro impatto sulle imprese e gli investimenti pubblici e privati in ricerca. Seppure la scelta degli indicatori sia in alcuni casi opinabile, il Summary Innovation Index ha il merito di fornire un quadro confrontabile internazionale del livello e dell’andamento dei sistemi nazionali di innovazione.
Il Summary Innovation Index del 2017, aggiornato con le informazioni del 2016, mostra un Europa in rimonta rispetto agli Stati Uniti e al Canada ma con un margine sempre più esile rispetto alla crescita continua dell’innovazione in Cina. Anche se è prevista una leggera crescita dell’innovazione per l’Unione nei prossimi due anni il rafforzamento del sistema di ricerca e innovazione cinese dovrebbe essere secondo le stesse previsioni assai maggiore.
La cartina geografica dell’innovazione ricalca gli squilibri dell’Euro con gli stessi paesi leader nella gestione della moneta unica disporre del dominio dell’innovazione a fronte dei paesi mediterranei assai distanti. Il solco fra nord e sud Europa non accenna a diminuire fra il 2010 e il 2016 ma anzi si divarica per le politiche di austerità ha cui hanno fatto ricorso i paesi maggiormente indebitati.
Nell’edizione del 2017 l’Italia si classifica al 19° posto nel gruppo dei moderati innovatori preceduta anche da Spagna, Portogallo e Malta con punteggi lontani dalla media dell’Unione Europea.
Dal 2010 il sistema italiano di innovazione non riesce a risalire la china e ad avvicinarsi ai paesi che rappresentano il motore dell’innovazione in Europa: Germania, Regno Unito, Olanda e i paesi nordici.
Molte ombre e poche luci
Nel dettaglio l’Italia mostra molte ombre e poche luci e registra, tra il 2010 e il 2016 un leggero peggioramento del complesso del sistema innovativo. Secondo l’European Union Scoreboard i principali fattori di debolezza scaturiscono dal peggioramento di un quadro favorevole all’innovazione, alla carenza di supporto finanziario e al netto peggioramento delle collaborazioni fra il settore pubblico e il privato per la ricerca.
Fra gli aspetti positivi si registrano l’eccellente produzione scientifica delle università sopra la media europea e il disegno industriale. Il peggioramento della performance innovativa si riscontra anche nel minore impatto sul fatturato delle imprese e nella flessione dell’occupazione nelle imprese ad alta crescita.
Le debolezze tradizionali del sistema di innovazione italiano, come la bassa spesa in R&S, la specializzazione produttiva in settori maturi, i problemi di finanziamento dell’innovazione e gli squilibri territoriali per la spesa in ricerca fra Nord e Sud non sono state risolte ma rese ancora più critiche dalle politiche di austerità.
La spesa complessiva in R&S negli stessi anni è stata modesta: nel 2016 si è attestata all’1,29% del Pil, ancora lontana dall’obiettivo di Europa 2020 dell’1,53%. La riduzione della spesa pubblica in R&S, tra il 2010 e il 2015, in termini reali è diminuita del 18% concentrandosi sul budget disponibile per l’università. Il rischio di un ulteriore arretramento nella graduatoria Europea è assai concreto con un divario più profondo con i maggiori paesi dell’Unione non solo per l’innovazione ma anche per i principali indicatori economici.
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