Investire in formazione per evitare il conflitto uomo-robot
L'automazione può creare una serie di nuove complementarietà fra esseri umani e macchina. Per questo serve una pianificazione formativa a lungo termine, a partire dalle scuole, dalle università e dall’aggiornamento

L’evoluzione della tecnologia è un processo esponenziale. Prendiamo l’esempio del telefono. Per circa un secolo (fra il 1880 e il 1980) ha progressivamente cambiato il nostro modo di comunicare, ma nei tre decenni successivi ha rivoluzionato il nostro modo di vivere aprendo la strada alla connessione globale e diventando di fatto una estensione del nostro corpo e della nostra memoria.
Lo sviluppo tecnologico ha messo in discussione modelli industriali consolidati
Il semplice passaggio dal pulsante sulla tastiera al touch screen ha decretato la fine di industrie di telefonia mobile che sembravano giganti inattaccabili. Lo stesso è avvenuto per l’industria della pellicola fotografica con l’avvento delle immagini digitali a basso costo e alta risoluzione. Se da un lato questi miglioramenti tecnologici hanno facilitato la nostra vita e reso fruibili le nuove tecnologie, dall’altro hanno messo in discussione modelli industriali e professioni consolidate. Certamente riconvertire i lavoratori che hanno perso il posto in seguito all’avvento di nuovi metodi produttivi o di nuove tecnologie non è facile e richiede una società che investa sul cittadino durante tutta la sua vita, aggiornandolo, rendendolo partecipe dell’evoluzione tecnologica e favorendone la riconversione.
Serve dibattito scevro da posizioni preconcette
Questi problemi oggi assumono maggior rilevanza per via della crescente penetrazione delle macchine intelligenti e dei robot in tutti gli ambiti sociali e produttivi. E’ bene parlarne, senza ideologizzare il dibattito fra posizioni catastrofiche (i robot ci distruggeranno e intanto ci tolgono i posti di lavoro) o troppo entusiaste (la tecnologie ci salverà da tutto). Le statistiche più recenti indicano chiaramente che i robot causeranno una diminuzione dei lavori di routine cognitiva o manuale, mentre non impatteranno sui lavori che necessitano di esperienze avanzate di tipo manuale o di creatività.
Strategia industriale: riconvertire i lavoratori
Le statistiche del World Economic Forum indicano come le strategie industriali del futuro mettano al primo posto la formazione dei dipendenti per favorire la loro riconversione, identificando l’insufficiente comprensione dei cambiamenti tecnologici come il principale ostacolo ai cambiamenti industriali. E’ quindi ragionevole temere che il saldo netto fra posti di lavoro persi nei settori di routine e quelli creati dai settori innovativi possa essere negativo.
In futuro nasceranno nuovi profili professionali
Gli antropologi tuttavia ritengono che l’automazione, pur sostituendo alcuni lavori, possa creare una serie di nuove complementarietà fra uomo e macchina che a loro volta necessitano di nuove capacità e servizi. Probabile quindi che nel futuro vedremo tramontare professioni e sorgere nuovi profili quali gli infermieri nel settore “healthcare” ad alta tecnologia, memory manager e assistenti per la terza e quarta età, biotecnologi e nanotecnologi per le banche di tessuti, organi e parti del corpo, educatori dei robot.
Non spariranno di sicuro gli artigiani, ma appariranno gli architetti digitali (per esempio i cloud controller) e gli architetti dei materiali sostenibili, del ciclo dei rifiuti e del 3D printing. E molto probabilmente vedremo crescere la richiesta di manager dell’energia e di tecnologi del cibo per la tracciabilità, il packaging e l’agricoltura verticale.
Ruolo della formazione è sempre più importante
Ovvio che queste nuove professioni richiedano esperienze e conoscenze superiori a quelle dei lavori che andranno a rimpiazzare, rendendo sempre più importante il ruolo della formazione, dell’aggiornamento del cittadino e della diffusione e della disseminazione della cultura scientifica. Questo non si improvvisa e richiede una società della conoscenza, che pianifichi sul lungo termine, a partire dalle scuole, dalle università e dall’aggiornamento da garantire a tutti i cittadini nel corso della loro esistenza attiva.