Vorreste avere sul vostro Smart Phone la mappa stradale dettagliata di un remoto paesino siberiano, sentieri ghiacciati compresi, mentre su quella della vostra città riuscite a trovare solo lo svincolo più vicino dell’autostrada? Eppure è quello che accade ancora oggi con gli oceani della Terra.
E' più facile mappare Marte che il fondo marino
Nel nostro ipotetico navigatore subacqueo potremmo mettere le mappe di tutti i fondali, però ad una risoluzione molto bassa, 5 km. Di contro, se potessimo muoverci su Marte, potremmo trovare abbastanza comodamente il distributore di ossigeno grazie a mappe con un dettaglio di 100 metri; e con quelle della Luna sapremmo anche dove svoltare al semaforo per trovare il negozietto delle tute gravitazionali, visto che la superficie del nostro satellite è disponibile con una risoluzione di 10 metri.
Sorprende davvero che di quello che succede nei fondali oceanici non si sappia quasi nulla? Forse no, se ricordiamo che dal 1969 sono 12 gli uomini che hanno passeggiato sulla Luna e solo 3 quelli che hanno raggiunto il punto più profondo dei nostri fondali, nella fossa delle Marianne (e uno di questi nemmeno era uno scienziato).
Certo, nei mari non possiamo usare i satelliti perché l’acqua è opaca alle radiazioni elettromagnetiche, e servono approcci diversi e più lenti come il sonar. Però ancora oggi meno del 15% degli oceani è stato mappato con un dettaglio di 100 metri e se poi volessimo invece vedere davvero che cosa troviamo lì sotto, allora le cose diventerebbero ancora più difficili, perché solo lo 0.05% degli oceani è stato esplorato con cura.
Conosciamo un terzo delle specie che abitano gli abissi
E così succede che non sappiamo nemmeno quanta vita ci sia lì sotto. Un programma di ricerca internazionale durato 10 anni, il Census of Marine Life, ha censito 250.000 specie e ha stimato che ve ne siano almeno altre 750.000 (senza contare i batteri però) non conosciute! E ce ne saranno molti, anche di animali belli grossi che ancora non conosciamo.
Perché l'oceano ci è molto più utile dello spazio
E’ praticamente certo che molte di queste specie andranno estinte ancora prima di essere scoperte. Continuiamo quindi a cercare vita nei pianeti della galassia mandando ipertecnologiche sonde in posti che potranno essere raggiunti solo dopo anni di viaggio interstellare. Ma ricordiamo che non abbiamo né contato né capito ancora quasi nulla di un mondo che (tanto per restare sul concreto) fornisce almeno metà dell’ossigeno che respiriamo, mitiga gli effetti dei cambiamenti climatici eliminando più di un terzo dell’anidride carbonica che produciamo, regala cibo ad almeno un miliardo di persone, consente di spostare in modo economico il 90% delle merci mondiali, fornisce i più recenti ritrovati per preparati medici di ultima generazione.
Le cose lontane ed esotiche hanno sempre il loro fascino; ma voi, li cerchereste ipotetici lontanissimi parenti battendo palmo a palmo i villaggi dell’Amazzonia, prima di aver almeno incontrato gli zii che vivono nel vostro quartiere?