I giovani vivono su Internet ma devono imparare a imparare
Il web è la fonte primaria di informazione per il 65% dei giovani universitari che predilige l’aggiornamento in tempo reale a scapito dell’approfondimento

Se uno studente che si iscrive a Biologia si ritrova a studiare tecniche della comunicazione, non ha sbagliato aula: si sta solo preparando a diventare un bravo scienziato. Saper comunicare i risultati del proprio lavoro, ad esempio, è una competenza non solo utile, ma necessaria in uno scenario “fluido”, in cui si fanno più labili i confini tra le diverse discipline, e si va sempre più affermando il concetto di transdisciplinarietà e contaminazione tra i saperi.
Un recente studio dell’Istituto Toniolo ha riportato che i giovani studenti liceali del nostro tempo vogliono: “sapere, saper fare, saper essere” e soprattutto imparare a stare nel mondo che cambia, diventando soggetti attivi di una società in costante mutamento.
Competenze specifiche e trasversali
Da molti anni i nostri studenti di Scienze, Ingegneria, Medicina e Matematica hanno focalizzato il loro studio su conoscenze specifiche e di settore. Ma questo andava bene tempo fa, oggi le cose sono cambiate: un esempio, fra i tanti che si potrebbero citare, è quello relativo alla morte di Pico della Mirandola. Per scoprire le cause del suo decesso, avvenuto nel 1494, ci sono voluti esperti di antropologia, tomografia, microscopia, spettrofotometria e di genetica molecolare. Il tutto per concludere che è stato ucciso da avvelenamento con arsenico!
Troppo web e poco approfondimento
Piero Angela, ha recentemente affermato che: “Il nostro tempo è caratterizzato da un incessante e incalzante sviluppo tecnologico, che sta trasformando in alta velocità ogni aspetto della nostra vita: il lavoro, il sistema di competenze, le telecomunicazioni, l'informazione, l'occupazione, l'intermediazione, la realtà economica di interi continenti. Un cambiamento mai visto prima”.
Il nuovo modello dell’informazione è orizzontale, i contenuti sono diffusi attraverso una pluralità di canali. Internet è la fonte primaria di informazione per il 65% dei giovani universitari, che passano in rete diverse ore al giorno, con un effetto preoccupante: si predilige l’aggiornamento in tempo reale a scapito dell’approfondimento, si autoselezionano le notizie anziché inserirle in una corretta contestualizzazione e gerarchizzazione. In pratica, ci si costruisce la propria visione del mondo attraverso un proprio personale “piano editoriale” basato sugli algoritmi dei motori di ricerca, feed e link.

I giovani che attualmente hanno fra i 17 e i 20 anni attraverseranno quasi tutto il secolo, diventando adulti in un mondo che non solo richiederà nuovi saperi, ma anche la capacità di comprendere e gestire complessità crescenti. Per questa ragione dobbiamo cercare di trasmettere loro non solo un sapere già acquisito, ma anche la capacità di “saper essere e saper fare”, perché diventino cittadini capaci, attivi e responsabili.
Nella scienza, così come in ogni altro ambito, c’è sempre un nuovo traguardo da raggiungere: dobbiamo fare tutto il possibile affinché gli adulti di domani possano ‘imparare ad imparare’, ogni giorno. Perché il sapere è l’arma più potente, il ponte che collega popoli e culture, l’ancora che ci tiene saldi alle radici della nostra civiltà, il volano per uno sviluppo sostenibile che deve essere affidato alla ricerca e all’alta formazione

Dobbiamo fornire strumenti necessari a questi giovani fin da scuole elementari ma anche prima, perché i bambini sono “naturalmente curiosi” e la curiosità è la madre della scienza. Partire da qui, forse eliminerebbe uno dei paradossi italiani: 67.000 aspiranti medici che ogni anno cercano di superare il testi di ingresso alle Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Forse dovremmo ripensare il nostro sistema educativo favorendo una maggiore intersettorialità fra i percorsi didattici e la possibilità di istituire nuovi corsi di laurea interdisciplinari, intersettoriali e soprattutto flessibili, per evitare di creare ancora giovani “sovraistruiti” costretti a svolgere un lavoro lontano dal proprio titolo di laurea, e preparare invece soggetti capaci di spaziare nei diversi campi ed adattarsi a fare un lavoro che forse non è stato ancora inventato.
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