Dopo un lungo periodo di piogge intense, in Kenia, ad ovest di Nairobi, si è aperta un’impressionante frattura profonda una quindicina di metri e, in certi punti, larga una ventina di metri in prossimità della strada Mai Mahiu-Narok.
Probabilmente, prima delle forti piogge, la frattura era piena di ceneri vulcaniche provenienti nei secoli passati dal vicino vulcano del Monte Longonot. Sembrerebbe insomma che la frattura sia soltanto uno spazio che si è liberato in conseguenza dell’acqua piovana che ha portato via le ceneri.
Coloro che hanno assistito al fenomeno raccontano che la frattura si è aperta molto rapidamente. Il fenomeno si è verificato in una zona che è parte della Great Rift Valley (Valle della Grande Frattura), una regione che si estende dal Medio Oriente al Mozambico. In realtà nella Valle non c’è una singola frattura ma un insieme di molte fratture che appartengono a un unico processo dinamico. Per rift valley si intende un bassopiano dove due placche tettoniche tendono a separarsi.
La larga frattura che si è verificata recentemente in Kenia appartiene alla East African Rift, che è lunga più di 5.000 chilometri. Si compone di due sistemi minori: il Gregory Rift e i Rift Occidentale. Una caratteristica comune che hanno è che entrambi sono sede di numerosi vulcani.
Da molto tempo si è capito e documentato che placca somala, a est, e la parte orientale della placca nubiana, a ovest, tendono ad allontanarsi. Costituisce uno degli esempi più visibili e impressionanti di come funziona la Tettonica a Placche.
Forse l’East African Rift è il più grande del Pianeta ma non è l’unico. Nella Russia orientale troviamo il Baikal Rift Valley e l’Antartide è tagliata dal Weather Antarctic Rift. Anche negli Stai Uniti si possono trovare esempi analoghi. In un tempo geologicamente breve, 50 milioni di anni, la placca somala si separerà da quella nubiana e diventerà una spezzone crostale più o meno delle stesse dimensioni della Nuova Zelanda. Durante questo periodo di transizione continueremo ad osservare fenomeni sismologici, vulcanologici e geologici di varia natura.
Le fratture che si sono aperte recentemente possono a prima vista impressionare ma non costituiscono niente di misterioso. Sono un’ulteriore prova del fatto che la Terra è sempre in costante evoluzione e sempre lontana da uno stato di equilibrio definitivo. Tutto questo è riconducibile alla grande energia di cui il nostro Pianeta dispone, che ne ha consentito l’impressionante evoluzione fino alla alla nascita e allo straordinario sviluppo della vita in tutte le splendide che ben conosciamo.