Nella prime ore del 22 Dicembre è morto Enzo Boschi, Geofisico, Accademico Linceo, e storico Presidente dell’ING-INGV e nel pomeriggio di oggi, nella chiesa di San Paolo Maggiore, a Bologna, si sono svolti i suoi funerali.
Personalmente devo molto a Enzo, e la sua morte mi addolora moltissimo. Da qualche tempo era forse un po' arrabbiato con me, ed io lo ero un po' con lui. Niente d’importante, o di personale, tanto che in questi giorni pensavo di chiamarlo per fargli gli auguri di Natale.
Mi piaceva molto chiamare Enzo al telefono. Ci sono stati periodi in cui lo facevo spesso: lui era sempre disponibile, e non ricordo mi abbia mai risposto dicendo di essere impegnato, rimandando la telefonata a un altro momento. In tempi recenti, la nostra chiacchierata sarebbe stata costellata di una serie di riflessioni importanti sul futuro della Sismologia e dell’INGV. In tempi precedenti mi avrebbe accolto con molta leggerezza, anche se le riflessioni sarebbero state le stesse.
Un’opera titanica
Con Enzo Boschi scompare il padre della sismologia italiana degli ultimi decenni, e il padre dell'ING-INGV, assieme a Cesidio Lippa. Erano altri tempi, forse, quelli in cui Enzo e Cesidio hanno prima costruito l'ING e poi l'INGV, in cui la politica era fatta anche da persone che sapevano il fatto loro. Tempi in cui si aveva a che fare con uno come Zamberletti, ad esempio. Se è vero che le condizioni al contorno di quegli anni erano assai più favorevoli di adesso, è però altrettanto vero che l'opera di Enzo Boschi e di Cesidio Lippa è stata titanica.
Enzo Boschi ha contribuito alla costruzione dell'ING-INGV considerando il bene dell'Ente che andava sviluppando come se fosse il suo proprio bene: insieme a una statura scientifica fuori dal comune, è stato questo il segreto del suo successo. E del nostro. Enzo ha dato grandi opportunità a ognuno di noi, giovani geofisici, e noi non dovevamo fare altro che prenderle. Per esempio, ha spinto tantissimi di noi ad andare all'estero, nelle più importanti Università del mondo, a studiare la nostra disciplina e a incontrarne i grandi protagonisti.
Una mentalità non allineata
L’ING e l'INGV di Enzo Boschi sono stati enti che hanno permesso anche in Italia quelle progressioni di carriera che il resto del mondo considera “normali”. Perché a 40 anni la carriera di un bravo ricercatore deve essere al suo apice. Enzo diceva che entro i 35 anni si deve aver dato il proprio massimo, e che al talento deve corrispondere una carriera adeguata. Una mentalità non proprio allineata con quella dei suoi pari, nel resto del Paese… Molti di noi hanno colto le opportunità che Enzo ha contribuito a trovare. Non solo: chi lo ha fatto ha sempre potuto contare sul deciso, e decisivo, supporto del Presidente.
Il burbero benefico
Il carattere e la personalità di Enzo Boschi non erano proprio facilissimi, ma chi ne aveva voglia trovava il modo per avere rapporti ottimi con lui. Alcuni colleghi lo hanno in questi giorni ricordato mentre girava per i corridoi dell’INGV e ti si presentava davanti chiedendoti: “Come va? Che stai facendo?”. Quando capitava con me, non capivo mai se mi stesse prendendo in giro, o se stesse parlando sul serio; appena gli parlavo di un qualche problema scientifico che ritenessi rilevante, però, era sempre molto interessato. Proprio da queste chiacchierate sono venuti importanti contributi ad alcuni dei miei lavori migliori.
È un fatto che durante la presidenza Boschi dell'INGV i nostri referenti (lo Stato) finanziassero le nostre idee migliori, senza necessariamente tentare di imporci una visione meramente applicativa delle nostre capacità scientifiche. Nelle presidenze successive, alcune delle quali decisamente non all’altezza di rappresentare l'INGV, questo modo di lavorare è cambiato, spesso riducendo il nostro contributo alla sicurezza del Paese a una specie di attività da studio professionale. Di alto livello, forse, ma di ridotto o nullo contenuto scientifico.
Leale con i colleghi
Diversamente da qualcuno dei presidenti che gli sono succeduti, Enzo Boschi ha sempre difeso le scelte fatte dai colleghi durante le loro attività istituzionali. Un segno di intelligenza, di statura scientifica e politica di tutto rispetto, di lealtà verso i colleghi e verso l’Istituzione che rappresentava, ma anche di una classe personale che spesso difetta ai vertici degli Enti di rilevanza nazionale.
Enzo è sempre stato indistinguibile dall’INGV; per questo motivo, nel 2009, con l’assurda vicenda giudiziaria che tutti conosciamo, è stato in qualche modo una vittima della politica. Erano anni caratterizzati da un precariato sempre più faticoso da sostenere. Enzo voleva farci crescere, sempre e comunque, e se gli strumenti utilizzati per la crescita dell’ING-INGV negli anni (e decenni) precedenti non erano più utilizzabili, l’Ente doveva necessariamente passare per un aumento del precariato. Pur se rallentato, l’INGV continuò la sua parabola anche in quegli anni, non più relativamente libero dai capricci della politica.
Un processo assurdo
Mentre la fallimentare politica nazionale uscì indenne dal periodo post-2009 (post-L’Aquila), l’immagine dell'INGV fu fortemente indebolita, nonostante la superba performance scientifica dei ricercatori dell'Ente. Quanto a Enzo, egli dovette subire quel processo assurdo. Nonostante moltissimi colleghi abbiano fatto grandi sforzi per contribuire a una soluzione positiva della vicenda processuale, l’Istituzione che Enzo aveva creato non lo sostenne abbastanza.
Adesso che Enzo Boschi non c’è più noi dobbiamo mantenere viva la sua memoria. Dobbiamo essergli grati per averci permesso di costruire, assieme a lui, un Ente di ricerca di assoluta eccellenza mondiale. Per quanto mi riguarda, gli rivolgo un pensiero di profonda riconoscenza e di sincero affetto. Buon viaggio, Presidente!