Per l'Italia il 2018 è stato l'anno più caldo da oltre due secoli

Gli ultimi dati dimostrano quanto sia sempre più importante il rispetto degli accordi di Parigi

Per l'Italia il 2018 è stato l'anno più caldo da oltre due secoli
Foto: Francesco Fotia / AGF 
 afa e caldo a roma

Si è da poco concluso il 2018. A livello globale, le prime analisi dei dati eseguite sui due principali database internazionali (GISST e HadCRUT - qui i dettagli) mostrano come esso si collochi al quarto posto tra gli anni più caldi da quando è possibile valutare una temperatura media globale. In particolare, l'anomalia termica rispetto al primo trentennio (1880-1909) nel quale sono disponibili valori medi da parte di tutti i principali database risulta intorno a 1 °C (più precisamente, 0,95 °C per HadCRUT e 1,07 °C per GISST), e mostra come la necessità di rispettare gli accordi di Parigi onde evitare il superamento della soglia di 1,5 °C sia sempre più stringente. Per la cronaca, il 2018 si posiziona dopo il 2015 e prima del 2014, nella speciale classifica degli anni più caldi - in zona Champions, per dirla con una metafora calcistica.

Un aumento superiore a quello che si vuole scongiurare

A livello nazionale, secondo l’analisi di Michele Brunetti dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR (ISAC-CNR) il 2018 è risultato essere l’anno più caldo per l’Italia dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni. L'anomalia del 2018 rispetto al 1971-2000, periodo di riferimento dello studio effettuato dall'ISAC-CNR, è pari a 1,58 °C, un valore mostruoso se si considera che il periodo di tempo è inferiore a cinquant’anni.

Rispetto al periodo storico 1880-1909, l'anomalia risulta addirittura pari a circa 2,5 °C, quindi più del doppio del valore medio globale. Due sono i commenti a questo fatto. Il primo è che l'Italia sarebbe già fuori da quello che l'accordo di Parigi vorrebbe scongiurare, ovvero mantenere l'incremento termico sotto il valore di 1,5 °C. Per fortuna che l'Italia occupa solo una piccola porzione del pianeta e che la sua anomalia si media con anomalie meno elevate, ma ciò nonostante non è un buon segnale. Il secondo è che l'area del Mediterraneo si rivela ancora come uno degli hot spot climatici, in cui le variazioni risultano amplificate rispetto ad altre zone nel mondo. E questo non può che preoccupare.

I mesi anomali

A "tirare su" la media annua hanno contribuito in modo particolare due mesi: Aprile, che ha fatto registrare il valore più alto di tutta la serie e del 2018 (+3,49 °C), e gennaio (+2.37 °C), il secondo nella serie e nell’anno; più moderati ma sempre ampiamente positive sono state le anomalie (tutte espresse rispetto al 1971-2000) del quadrimestre maggio-settembre, che molti hanno sentito come non particolarmente caldo data l'assenza di ondate di calore particolarmente intense e la piovosità superiore alla media. L'unico mese con anomalia ampiamente negativa è stato febbraio 2018, i cui -1,01 °C hanno inciso ben poco sulla media annua ma mediaticamente hanno catturato tutti i titoli dei media e dei social network, facendo addirittura rispolverare per qualche giorno gli antichi miti mummificati sul termine del riscaldamento globale o su ere glaciali in arrivo.



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