Mia figlia per la sua promozione vorrebbe un telefonino “con 16 gigabyte”. Quando le chiedo cosa significhi “giga”, mi dice solamente “tanto”. Sul momento rimango interdetto ma poi penso che, in effetti, accade sempre più spesso che nella società moderna si faccia uso di termini per i quali ci sfugge il valore. Cosa vuol dire Giga (abbreviato G)? E’ un prefisso che esprime il fattore 109 ovvero un miliardo. Ma anche gli scienziati che lo usano spesso faticano a farsi un’idea di cosa possa rappresentare.
Per esempio, su questo Pianeta esistono tre grosse riserve di acqua dolce, ghiacciate: si trovano in Groenlandia e nelle due maggiori calotte dell’Antartide. E quando dico grosse, intendo dire oltre il 99% di tutta l’acqua dolce disponibile sulla Terra!
Come se la cavano di fronte all’evidente riscaldamento globale del Pianeta? Come delle immense granite, questi ghiacci crescono durante i periodi freddi in cui cade la neve, e si sciolgono o perdono pezzi quando fa più caldo. Certo, lo sappiamo, il giochino è molto più complesso… quanto ghiaccio si scioglie non dipende solo da quanto caldo fa in atmosfera (che dal 1880 si è comunque riscaldata in media di 0,85 °C) ma anche, per esempio, dalla temperatura degli oceani che li lambiscono.
Senza entrare quindi in complessi meccanismi, e guardando solo alle distese ghiacciate collegate al mare (chiamate ice sheets), vediamo di fare quello che una volta si chiamava “il conto della serva”, e diamo anche noi qualche numero...
Quanto ghiaccio abbiamo perso negli ultimi anni? Con la pubblicazione nel 2014 del rapporto IPCC-AR5 (Intergovernmental Panel on Climate Change) sono emersi dati certi. Per il periodo cha va dal 1993 al 2010, dalla Groenlandia e dall’Antartide se ne sono andate in media, rispettivamente, 121 e 97 Giga tonnellate l’anno (indicate con Gt; 1 tonnellata sono 1000 kg).
Ma dato che facciamo fatica a visualizzare tale numero (218 mila miliardi di chilogrammi l’anno), proviamo a convertirli in qualche cosa di più familiare. Per esempio, se usiamo come riferimento il nostro Colosseo, che pesa suppergiù 250.000 tonnellate, risulta che in 18 anni ci siamo giocati circa 16 milioni di unità: 2.400 anfiteatri al giorno, ogni giorno per 18 anni, sciolti.
Dove è finito tutto questo ghiaccio? Negli oceani, ovviamente! E se poi volessimo fare il conto un poco meglio, dovremmo anche aggiungere il ghiaccio liquefattosi dai ghiacciai più interni dei due Poli…
Dalla nostra esperienza quotidiana, allora, cerchiamo di prendere anche un altro esempio, oltre al Colosseo. Sappiamo bene tutti come un cubetto di ghiaccio, man mano che si assottiglia, si sciolga sempre più velocemente; e infatti negli ultimi anni la velocità con la quale vaste aree dei Poli si sono trasformati in acqua è quasi triplicata, tanto che chi nasce in questi anni vedrà prestissimo un oceano Artico libero da ghiacci nel periodo estivo. Ma c’è di più, perché procedere in questa direzione senza cercare di rallentare il riscaldamento del Pianeta significa marciare spediti verso almeno altre due conseguenze. L’immissione di acqua dolce dovuta allo scioglimento dei ghiacci sta già adesso cambiando in modo apprezzabile la salinità dei mari, e interferirà sempre più sui percorsi abituali delle correnti che mantenevano il nostro clima più stabile. Questo significa amplificare i potenziali impatti legati a inondazioni, tempeste, ondate di gelo o calore.
In aggiunta, altri milioni di ghiaccioli a forma di Colosseo (che uniti a quelli dei ghiacciai interni hanno già aumentato di quasi 2 cm e mezzo il livello medio dei nostri oceani dal 1993) continueranno a sciogliersi, conducendoci entro fine secolo in un oceano mezzo metro più alto. Questo significa affrontare allagamenti più frequenti ed una erosione costiera accelerata. Stiamo camminando su un ghiaccio sempre più sottile…