Due approcci complementari, che affrontano sfide in diversi settori socioeconomici della nostra società e coinvolgono vari livelli di governance del territorio: adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione del rischio da disastri meteo-climatici sono al centro di un rapporto dell'Agenzia Europea dell'Ambiente. Appena presentato ufficialmente a Bruxelles, il rapporto dal titolo "Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe - enhancing coherence of the knowledge base, policies and practices". Il rapporto è curato da due esperti presso l’Agenzia Europea per l’Ambiente: l’esperto italiano Sergio Castellari e l’esperto sloveno Blaz Kurnik. A Sergio Castellari abbiamo chiesto di spiegarci per bene la rilevanza di questo lavoro, e perché va letto con attenzione anche in Italia.
Sergio Castellari, partiamo dai termini che sono nel titolo del report: che cosa sono "adattamento ai cambiamenti climatici" e "riduzione del rischio da disastri naturali" (DRR - Disaster Risk Reduction, nel testo)?
Adattamento ai cambiamenti climatici (CCA - Climate Change Adaptation) è un processo di aggiustamento graduale agli attuali e attesi impatti dei cambiamenti climatici. In pratica significa pianificare ed attuare azioni al fine di ridurre il rischio e i danni provocati dagli impatti negativi dei cambiamenti climatici attuali e futuri in maniera efficace dal punto di vista socio-economico e sfruttare gli eventuali potenziali benefici. Per questo sono necessarie strategie e piani nazionali, regionali e locali. È importante ricordare che anticipare con azioni efficaci i futuri impatti dei cambiamenti climatici permette di ridurre i costi dei futuri danni, questo a livello europeo è stato riscontrato in maniera chiara nella prevenzione delle inondazioni.
DRR significa “Disaster Risk Reduction” (DRR) o riduzione del rischio disastri si concentra sulla prevenzione dei nuovi rischi di disastri e nel ridurre gli attuali rischi e nel gestire l’eventuale rischio residuo.
Questi due approcci sono entrambi complementari, perché cercano di gestire i rischi di eventi estremi e di rendere la nostra società più resiliente nel contesto dello sviluppo sostenibile, inoltre sono entrambi interdisciplinari e complessi perché affrontano sfide in diversi settori socioeconomici della nostra società e coinvolgono vari livelli di governance del territorio.
L’adattamento climatico affronta tra gli impatti dei cambiamenti climatici quelli degli eventi idro-meteo-climatici (ondate di calore, intensa precipitazione, siccità, alluvioni, incendi boschivi) mentre la riduzione del rischio disastri affronta tutti gli eventi estremi anche quelli come i terremoti, le eruzioni vulcaniche e le calamità provocate da incidenti industriali. Inoltre l’adattamento affronta i rischi futuri mediante il supporto delle proiezioni climatiche eseguite da modelli e ne cerca di stimare l’incertezza, quindi si concentra sugli impatti a lungo termine, mentre la riduzione rischio disastri ad oggi si è generalmente concentrato primariamente sullo stato presente del rischio.
Integrare l’approccio dell’adattamento climatico nell’approccio Disaster Risk Reduction richiede rinforzare la consapevolezza tra i cittadini, mobilizzare più risorse umane, finanziarie, pianificare e attuare azioni efficaci tramite partnership di settori pubblico e privato e costruendo una visione a lungo termine.
I benefici possono essere:
- rafforzamento delle fasi cognitive per entri gli approcci,
- uso più efficiente delle risorse umane e finanziarie,
- migliore pianificazione ed attuazione della prevenzione del rischio disastri con cause idro-meteo-climatiche costruendo piani a lungo termine.
Nel titolo del rapporto si fa esplicitamente riferimento al legame tra la conoscenza, le politiche e la pratica. Qual è il ruolo delle scienze del clima in questo rapporto?
L’acquisizione di dati climatici mediante osservazioni e proiezioni modellistiche climatiche al fine di accrescere la base cognitiva è fondamentale sia per l’adattamento che per la riduzione rischio disastri. Si deve rafforzare il coordinamento tra questi due approcci ed integrare in particolare l’uso di proiezioni climatiche nella pianificazione della riduzione disastri al fine di costruire una visione a lungo termine.
Quale elemento di innovazione e di originalità introduce questo rapporto?
Ad oggi ci sono pochi rapporti che hanno affrontato la tematica dell’integrazione di CCA con DRR. Questo rapporto si basa su un'analisi della letteratura scientifica, di casi studio in Europa e sulle iniziative e lesson learned raccolte mediante un questionario rivolto ai paesi Europei e ai risultati di un expert workshop avuto luogo alla EEA in aprile 2016.
Costruire una solida integrazione tra le comunità coinvolte in CCA e DRR sta diventando sempre più una necessità in Europa e nel resto del mondo tenendo conto dei recenti disastri provocati da eventi estremi idro-meteo-climatici.
Quale messaggio interessante arriva dal report per l'Italia?
Una maggiore cooperazione che includa un allineamento delle politiche e una sinergia nell’attuazione delle misure facendo maggior uso di metodi innovativi sarà cruciale nel futuro al fine di ridurre in maniera più efficace dal punto di vista socio-economico gli impatti degli eventi estremi idro-meteo-climatici come le ondate di calore , le inondazioni, le tempeste, le siccità e gli incendi boschivi.
Nel rapporto vengono evidenziati tre casi studio italiani:
1) il Dipartimento della Protezione Civile, riconosciuto come un sistema con una governance efficace, con una chiara linea di comando e controllo anche a livello operativo;
2) la Struttura di missione contro il dissesto Idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche (Italia Sicura) identificata come un organo di efficace gestione dei fondi al fine di ridurre il rischio idro-geologico in Italia
3) il recente Portale Allerta Meteo Emilia Romagna come un esempio da replicare di portale web regionale efficace nel fornire allerte in tempo reale agli amministratori locali e cittadini.
Consistente la presenza e il ruolo della ricerca italiana nel lavoro dell'EEA: i contributi scientifici sono stati coordinati tra gli altri da Jaroslav Mysiak (direttore della divisione di ricerca Risk assessment and adaptation strategies del CMCC), mentre parte consistente del lavoro è stato svolto dal gruppo di esperti di ETC/CCA - European Topic Centre on Climate Change impacts, vulnerability and Adaptation che fa capo all'EEA e che è coordinato dal 2011 dal CMCC nella persona di Silvia Medri. Al Rapporto hanno tra l'altro contribuito numerosi autori CMCC: Leone Cavicchia, Silvio Gualdi, Paola Mercogliano, Guido Rianna, Melania Michetti, Michele Salis, Lorenzo Carrera.
di Mauro Buonocore - Ufficio Stampa CMCC