No, nulla di così drammatico o di così catastrofico. Ma di affascinante, sì. Intorno alle 18:30 di oggi (orario europeo), un’ombra sottile ma estesa come l’ampiezza degli Stati Uniti, “coast–to–coast”, attraverserà un gran numero di stati americani, da ovest fino a est, per tutta la durata dell’evento. E sarà la luna a proiettare quell’ombra perché nel suo moto essa si troverà a interporsi proprio fra il nostro pianeta e il disco solare. È l’eclissi di oggi: eclissi totale di Sole perché il disco lunare riuscirà a sovrapporsi esattamente a quello solare. Il territorio dell’America del Nord sarà spazzato da questo fenomeno che durerà circa un’ora e mezza in tutto, regalando, nelle zone via via raggiunte dalla totalità, una condizione di spettacolare buio totale per poco meno di tre minuti.
Perché avvengono le eclissi
Il sistema solare è un sistema approssimativamente “complanare”. E quindi noi, dalla Terra, assistiamo a un moto apparente dei diversi pianeti sulla volta celeste che si addensa intorno a una linea immaginaria chiamata eclittica (corrispondente alla proiezione sulla sfera celeste del piano orbitale della Terra). L’orbita della Luna è inclinata di circa cinque gradi rispetto all’eclittica. Questo significa che le due “circonferenze” si attraverseranno in due punti (detti “nodali”). Quando la cosiddetta “Luna Nuova” si pone in uno dei due nodi, saremo in situazione di eclissi. C’è anche da tener presente che la distanza della Luna dalla Terra non è fissa, ma varia da un minimo a un massimo. Se l’attraversamento di uno dei nodi, in condizioni di novilunio, avviene con una distanza lunare elevata, l’eclissi solare verrà chiamata “anulare” poiché il disco solare non sarà mai completamente coperto da quello lunare nella sua fase di massima centralità e apparirà, oltre il bordo di buio, come un anello luminoso.
Vivere l’esperienza di totalità è qualcosa di straordinario: si avverte la discesa della temperatura, il gioco delle ombre assume contorni quasi irreali, una strana brezza appare improvvisa... L’unico problema è che, vivendo sempre nello stesso luogo, i tempi di ricorrenza locali del fenomeno appaiono estremamente lunghi. Bisognerà quindi decidersi di far coincidere viaggi o eventuali vacanze con le previsioni dell’evento (io stesso, nell’agosto del 1999, decisi di recarmi in Normandia per assistere all’eclissi totale, un’esperienza davvero straordinaria!). Ma ora, con la connessione globale, il fenomeno potrà essere seguito ovunque in diretta, anche tramite i canali streaming.
In Italia appuntamento al 2027
Che dire dell’Italia? Quando ci troveremo in condizione di rivedere comodamente un’eclissi da casa nostra? Beh, ci vorrà ancora un po’ di tempo: dieci anni (2 agosto 2027). E comunque dovremo spostarci all’interno della fascia di totalità, se ne staremo fuori! Ma dovremo fare molta attenzione. Occorrono filtri adeguati per osservare il fenomeno. Bisognerà evitare il “fai da te”: il rischio di danni permanenti alla vista è molto elevato, senza opportuni accorgimenti.
I legami con la teoria della relatività
C’è un’altra curiosità, che riguarda questo evento. E coinvolge addirittura Einstein. Già, perché si avrà modo di verificare – con una strumentazione molto più avanzata di quella che utilizzò Sir Arthur Eddington nel 1919 e con gradi di precisione un tempo irraggiungibili per quello che fu storicamente il primo banco di prova dell’idea rivoluzionaria di Einstein – le previsioni della teoria della relatività generale, quella della gravitazione, sulla deformazione della geometria dello spaziotempo a opera dei corpi materiali. Come avviene questa misurazione? Nel modo seguente. Sulla base della esatta conoscenza delle posizioni delle stelle sulla volta celeste, si rileverà la posizione di quelle più vicine al disco solare proprio durante la fase di oscurità offerta da un’eclissi. Se viene verificata una differenza nei rilievi di posizione delle stelle tra quella consueta e quella “perturbata” dalla presenza di una massa come quella solare, si avrà una prova sperimentale delle esatte previsioni della teoria, dato che anche la luce è “costretta” a seguire le deformazioni della geometria dello spaziotempo che essa attraversa (immaginiamo il foglio elastico su cui poggiamo una sfera pesante: il foglio rappresenterebbe in due dimensioni lo spaziotempo deformato).
Non che ci sia bisogno di altre verifiche, certo – la relatività generale è uno dei due pilastri su cui si fonda tutta la fisica – visto che sono state scoperte anche le onde gravitazionali, perturbazioni nello spaziotempo indotte da catastrofi spaventose e che addirittura i satelliti che controllano le nostre posizioni sulla superficie terrestre devono tenere conto delle correzioni previste dalla teoria, altrimenti darebbero dopo un po’ davvero... I numeri! L’esperimento ha un suo fascino storico e contribuirà ad affermare l’incredibile valore intellettuale di uno dei più grandi prodotti del pensiero umano.