Una delle tracce della prova di italiano assegnate oggi per l’esame di maturità cita un’opera di Giorgio Caproni. E’ una lirica che ci lascia un finale amaro: “Come potrebbe tornare a essere bella, scomparso l’uomo, la terra”.
E anche gli Oceani, aggiungiamo noi. In realtà, dovremmo avere tutti ben chiaro che queste righe sono molto di più che l’auspicio a mantenere o avere una Terra e un Oceano esteticamente “belli”. Perché un Pianeta ricco di specie animali e vegetali, ricco in biodiversità non è solo più gradevole, ma funziona meglio e garantisce alle sue specie una serie di relazionicomplesse che lo rendono meno fragile in caso di attacchi, o capace di recuperare in fretta da una crisi. Al contrario, un Pianeta con una biodiversità ridotta, con poche specie, con poche relazioni tra di esse, diviene invece fortemente a rischio. E inizia a non funzionare più bene e a perdere alcuni pezzi... in questo senso, molto più ampio di quanto si pensi, diventa “meno bello”.
Gli ecosistemi marini non fanno eccezione e Caproni fa ampio riferimento al mare. Subiscono di continuo una serie di minacce legate alla presenza dell’uomo: quelle legate alle emissioni di gas serra, che stanno cambiando il clima (innalzamento del livello dei mare, acidificazione delle acque, scioglimento dei ghiacci), quelle legate allo sversamento di sostanze chimiche o plastiche, quelle legate ad una pesca indiscriminata e non sostenibile, e tante altre ancora. Tutte insieme, stanno riducendo la biodiversità degli Oceani e, con essa, i loro prodotti e i loro servizi.
Però il terribile e bellissimo giochino della complessità della vita, di cui anche l’uomo fa parte, andrà avanti, comunque. Non è a rischio l’esistenza della vita sulla terra, che in 5 miliardi di anni ne ha viste di ogni… A rischio sono soprattutto le specie come la nostra, che non si sanno adattare in tempi brevi alle cose che cambiano velocemente, o a nuovi equilibri, che per ora conosciamo solo in parte, ma che ci appaiono sempre “meno belli”, in tutti i sensi.
Anche per questo sarebbe più sensato investire più energie cercare di capire come funzionano i nostri oceani, e agire il meno possibile a casaccio. Per sperare di continuare ancora a lungo a godere di questa “bellezza”.