Perché in certi frangenti ci tremano le gambe? Crediamo di provare una sensazione e che da questa se ne deduca una reazione fisica. Non è così. La reazione fisica è una reazione istintiva: me lo spiega il neuroingegnere Alberto Mazzoni, che si occupa dell’elaborazione degli stimoli sensoriali nel sistema nervoso alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e che ha lavorato sui meccanismi decisionali e sulle aree deputate a prendere le decisioni sugli animali.
E’ solo a fronte di tale reazione fisica che, una volta avvenuta, associamo ad essa uno stato emotivo. Tale rappresentazione di meccanismi automatici, continua Mazzoni, non ha dunque niente a che vedere con quello che nel linguaggio comune chiamiamo pensiero cosciente ovvero il ragionamento, ma è quanto più si avvicina a una vera e propria coscienza secondo Damasio.
E’ a partire da questi sviluppi che le neuroscienze hanno realizzato risultati straordinari. Grandi progetti europei e internazionali come CYBERHAND , hanno consentito di approdare al primo impianto di elettrodi nel sistema nervoso periferico per il controllo di protesi di mano, con il coinvolgimento tra gli altri del gruppo del neuroscienziato Silvestro Micera (Professore di Bioingegneria alla Scuola Superiore Sant’Anna e all’EPFL - École Polytechnique Fédérale de Lausanne, a guida dell’area Translational Neural Engineering).
Un evento eccezionale che ha richiamato l’attenzione di tutto il mondo è stato quando, il 20 novembre 2008, ad un ragazzo italo-brasiliano di 26 anni, cui era stata amputata la mano fino a metà avambraccio dopo un incidente stradale, venne collegato il cervello a una protesi a cinque dita indipendenti, così da prendere il segnale direttamente dall’area che controlla i movimenti della mano e dei nervi del braccio, ottenendo in risposta dall’arto robotico esattamente quei movimenti inviati come ordine dal sistema nervoso del paziente: il cervello azionava così la protesi.
Il successo della mano bionica, LifeHands
LifeHand, ovvero l’impianto e la sperimentazione di interfacce neurali su un soggetto amputato al braccio, ha avuto lo scopo di rendere possibile, dopo una serie di passi successivi, l’impianto definitivo di una protesi di mano cibernetica. Dopo aver affrontato uno dei principali problemi aperti in questo campo a livello mondiale, quello di realizzare, attraverso sottilissimi elettrodi impiantati nei nervi periferici del braccio di un amputato il collegamento bidirezionale tra il cervello e la mano artificiale, che permette all’uomo di inviare comandi motori alla mano e, ai sensori integrati nelle dita artificiali, di trasferire stimoli percettivi direttamente al cervello, si è arrivati con LifeHands2 alla prima mano bionica indossabile che “sente” oggetti, testata con successo in Italia: una protesi di mano innestata sul braccio di un soggetto amputato simile in tutto a quella naturale e connessa agli speciali elettrodi inseriti nei nervi del paziente per trasmettergli sensazioni tattili, facendogli “sentire” consistenza, forma e posizione degli oggetti impugnati.
Il ruolo della stimolazione sensoriale nella coscienza è dimostrato dal fatto che i pazienti con un braccio robotico lo sentono come proprio solo quando ne ricevono il feedback tattile. Questo serve non solo a migliorare le prestazioni del braccio robotico stesso, ma anche a verificare in che modo la percezione tattile determini dei cambiamenti nella coscienza stessa del paziente, il quale riconosce il braccio come suo solo dopo averlo inserito (per il fatto di riceverne informazioni) nella sua mappa di sé e del mondo, la coscienza appunto, che diviene dunque l’insieme delle informazioni che l’io raccoglie dalle varie parti di sè, e dimostrando la stretta correlazione tra coscienza e percezione.
E’ l’ultima frontiera mondiale nel campo della ricerca biomedica. Che ancora non ha capito come arginare il fenomeno dei “cervelli in fuga”. Ma questa è un’altra storia.