Siamo dipendenti dall'acqua, in tutto e per tutto. Inutile girarci intorno: al lavoro, a casa, in vacanza, quando facciamo la spesa. Ed è per questo che all'acqua è stata dedicata una giornata mondiale. Per festeggiarla, per raccontarla, ma anche per studiarla e per conoscerla. Perché quanto più una risorsa è preziosa, tanto più ci spaventiamo se è scarsa.
Dirà qualcuno: ma è un problema che riguarda zone aride e arretrate, l'Italia ha superato da un pezzo questi problemi legati all'acqua. Sbagliato. Guardate ad esempio quello che succede a Bracciano, dove il lago sta arretrando, fino a superare livelli che non si erano mai toccati negli ultimi decenni.
Scende la pioggia: ma quanto e, soprattutto, come?
Non è solo nella Tuscia che l'acqua è un problema da studiare, affrontare e risolvere, scegliendo soluzioni adatte in tempi utili. Il bacino mediterraneo è considerato dagli studiosi un'area di particolare interesse da questo punto di vista. E l'Italia ne è perfettamente al centro.
"Le proiezioni sul futuro delle precipitazioni ci parlano di una generale diminuzione ma, soprattutto, di un cambio della loro distribuzione" ci dice Simone Mereu, ricercatore del CMCC che ha studiato diversi casi di gestione di risorse idriche, soprattutto in Sardegna. "Nel Mediterraneo siamo abituati ad avere la maggior parte delle precipitazioni in autunno, a fine inverno e all'inizio della primavera. Oggi invece tendono a concentrarsi nel periodo invernale e questo si ripercuote nella gestione dell'acqua perché i bacini si riempiono in inverno, ma poi devono stare molto tempo senza precipitazioni abbondanti". Questo significa che dobbiamo studiare dei sistemi per ottimizzare i consumi e gli utilizzi. Il che è una cosa abbastanza complicata perché, come si diceva, l'acqua serve un po' a tutto: sembra un'ovvietà, ma nasconde una concorrenza tra settori diversi i cui fabbisogni idrici entrano in competizione.
Il caso studio: la diga di Pedra e' Othoni
"È esattamente quello su cui ci siamo concentrati in un caso di studio riguardante la diga di Pedra e' Othoni, in Sardegna" racconta Mereu. "Abbiamo fatto un bilancio idrico dell'area, simulando poi diverse soluzioni per la distribuzione del fabbisogno idrico tra agricoltura, settore energetico e consumo civile per turismo e abitazioni, abbiamo verificato se e come è possibile soddisfare i consumi di acqua di tutti i settori". Ora, immaginate la Sardegna d'estate. Da una parte la domanda idrica del turismo si impenna nei mesi delle vacanze, dall'altra l'agricoltura, che è il settore idrovoro per eccellenza, nello stesso periodo ha bisogno d'acqua per irrigare. Che cosa è venuto fuori dal caso di Pedra è Othoni? "Che in futuro la diga sarà capace di soddisfare i fabbisogni di agricoltura e turismo a discapito del settore energetico". Acqua per tutto non ce n'è, e nella competizione tra settori diversi, bisogna fare delle scelte. E per fare le scelte migliori, meglio avere a disposizione strumenti studiati appositamente per una determinata area, per le sue esigenze, per le sue caratteristiche.
Il futuro dell'acqua? Le regioni climate smart
Un esempio interessante è quello della Puglia. "La posizione geografica, le caratteristiche geomorfologiche che la espongono ai pericoli idro-climatici tipici dell’area Mediterranea la rendono un'area di particolare interesse – spiega Monia Santini che aggiunge che è proprio qui che è ospitata la seconda area produttiva agricola d’Italia dopo la Pianura Padana. Monia Santini è stata recentemente impegnata in una ricerca finalizzata all'analisi di pericoli, vulnerabilità e rischi legati ai cambiamenti climatici per il sistema delle risorse idriche e i settori che da esse dipendono. "Grazie a una piattaforma digitale – spiega – dati, metodi e strumenti sono ora disponibili in maniera integrata, tempestiva e comprensibile, per informare e aggiornare i potenziali utenti finali (portatori di interesse e decisori politici) sui rischi legati al cambiamento climatico".
Parte di un ampio progetto finalizzato a realizzare una rete strutturata per l’integrazione delle conoscenze climatiche nella pianificazione e nelle politiche territoriali, il lavoro sulla Puglia ha visto collaborare diverse competenze scientifiche, i decisori pubblici, gli utenti finali. Tutti hanno contributo a migliorare la conoscenza su un area particolarmente vulnerabile in tema di acqua e che, oltre a dipendere dalle risorse idriche delle regioni limitrofe, è già stata colpita da recenti siccità nel 2012 e nel 2015.
Come affrontare al meglio la situazione negli anni a venire? "È importante che i decisori locali e regionali, interagendo con i vari portatori di interesse, considerino che la risorsa idrica interessa trasversalmente diversi settori – spiega Santini – Serviranno dati ed informazioni sempre aggiornate da integrare con strumenti utili a decisioni “climate smart”, informate delle tendenze climatiche medie e di eventi estremi. Inoltre, bisognerà fare molta attenzione alla gestione della risorsa idrica in tutte le sue fasi (prelievo, immagazzinamento, trasporto, distribuzione) e gli utenti, tutti, dai produttori ai cittadini, per un utilizzo consapevole e sostenibile".
di Mauro Buonocore - Ufficio Stampa CMCC