La mensa scolastica è un diritto di tutti
Il caso Lodi è stato in questi ultimi mesi al centro di un acceso dibattito. Dopo la sentenza del tribunale di Milano è ora di dire basta alle discriminazioni, nessuno escluso

In Italia, tutti i bambini, compresi quelli che hanno genitori senza residenza, senza permesso di soggiorno, senza documenti, hanno diritto a frequentare la scuola pubblica nell’età dell’obbligo. La scuola è un diritto ed un dovere, alla luce della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Da dove nasce allora il problema dell’accesso alla mensa?
Il punto è che la mensa è ancora considerata come funzione accessoria alla frequenza della scuola dell’obbligo, sebbene chiunque conosca il mondo della scuola abbia ben chiara la funzione educativa e inclusiva del pasto condiviso con i compagni. In un paese dove un milione e 200mila bambini e adolescenti sono in condizioni certificate di “povertà assoluta”, la mensa scolastica è anche la garanzia di un pasto nutriente e bilanciato, almeno una volta al giorno, nonché uno strumento fondamentale per incentivare il tempo pieno e contrastare la dispersione scolastica.
Nel 2017, solo il 51% degli alunni della scuola primaria in Italia ha avuto accesso ad una mensa. Nei sistemi di refezione scolastica vi sono disparità enormi: il 100% dei bambini mangiano a mensa nelle scuole primarie di Forlì e di Monza, solo il 2,6% a Palermo, come risulta dal nostro rapporto “(Non) Tutti a Mensa!”.
Il problema mensa in molti comuni italiani
Anche i costi per le famiglie sono differenziati da comune a comune, a parità di condizioni economiche familiari. C’è poi la pratica odiosa, da parte di alcuni comuni, di escludere dall’accesso alla mensa i bambini le cui famiglie sono morose, con effetti gravissimi sul piano educativo e psicologico per i bambini coinvolti e per i loro compagni. Altri comuni, invece, si rivalgono se necessario sui genitori morosi con altre modalità amministrative che non incidono sui bambini, prevedendo specifiche forme di sostegno per i genitori che affrontano situazioni di necessità improvvise, come la perdita del lavoro, o che sono residenti in altri comuni.
Il problema ovviamente non è solo quello di assicurare un servizio a costi accessibili, ma anche di garantire la qualità. Troppo spesso si rilevano casi di gravi inadempienze da questo punto di vista, come registrato anche dall’ultimo intervento di ispezione dei NAS su 224 mense che ha portato alla chiusura di ben 7 di esse.
Assicurare e rendere accessibile il servizio mensa a tutti
Nella proposta di Legge di Bilancio attualmente in discussione è stata riconosciuta l’importanza di estendere il tempo pieno almeno alla primaria fino a generalizzarlo, prevedendo nuove assunzioni di insegnanti. Purtroppo però non si è considerata la necessità, per realizzare questo importante cambiamento, di assicurare e rendere accessibile il servizio della mensa. Nel IV Piano Nazionale Infanzia approvato nel 2016 si riconosce la necessità di “intraprendere un percorso che porti a considerare il servizio di mensa scolastica come livello essenziale delle prestazioni sociali, ai sensi dell’art. 117, 2° comma, lettera m), della Costituzione e in attuazione della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, garantendo standard di elevata qualità”.
Il caso Lodi
Nella sua gravità, il caso estremo della mensa scolastica di Lodi ha avuto almeno il merito di accendere i riflettori su questa situazione diffusa di diseguaglianza e di mancato accesso ai diritti. Il Tribunale di Milano ha fatto giustizia, su istanza delle organizzazioni di tutela dei diritti ASGI e NAGA, in accordo con il coordinamento “Uguali Doveri” che ha promosso la mobilitazione a favore dei bambini di Lodi. Il giudice ha dichiarato discriminatorio ed illegittimo il Regolamento introdotto dal Comune di Lodi che costringeva le famiglie di origine straniera, per poter accedere alle tariffe agevolate della mensa, ad affrontare un iter burocratico costosissimo - e in molti casi impossibile - per certificare la condizione patrimoniale nel paese di origine.
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Il Tribunale ha imposto al Comune di far valere per le famiglie di origine straniera le stesse regole che valgono per gli italiani e gli europei nella presentazione delle domande di prestazioni sociali agevolate mediante l’ISEE. Questa sentenza è dunque un passo avanti di civiltà di grande importanza. L’auspicio ora è quello di non fermarsi, ma di fare sì che l’accesso alla mensa scolastica diventi un diritto per tutti i bambini e le bambine, a partire da quelli che vivono nelle condizioni più difficili.
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