Negli ospedali le scorte ci sono, il problema semmai è nelle donazioni. Per quanto riguarda il sangue il sistema italiano è autosufficiente, ma i numeri sui donatori e sulle trasfusioni ci dicono che occorrono correttivi. Nel 2017, affermano i dati che il Centro nazionale sangue ha presentato in occasione del World Blood Donor Day che l’Oms celebra il 14 giugno, in Italia ci sono stati poco più di un milione e 680mila donatori, una cifra in calo ormai costante dal 2012, e che ci riporta ai livelli del 2009.
Più vecchi, sempre meno, e nemmeno aiutati
I motivi del trend sono diversi, a cominciare dall’invecchiamento della popolazione, che fa sì che i 350mila nuovi donatori non siano sufficienti a compensare quelli che non possono più donare per anzianità. Per invertire la tendenza occorre agire su più livelli: da una parte servono ovviamente nuovi donatori, soprattutto giovani, ma dall’altra anche le Regioni devono attivarsi dal punto di vista organizzativo per venire incontro alle esigenze di chi vuole donare, ad esempio aumentando gli orari di apertura dei centri trasfusionali.
Non sempre basta la solidarietà tra le Regioni
Questo vale per il sangue ma anche per il plasma, che è una risorsa fondamentale per la produzione di una serie di farmaci salvavita. L’obiettivo di tutti, dalle istituzioni regionali alle associazioni di donatori, deve essere evitare quei periodi di carenza che si verificano tutti gli anni, specie durante il picco influenzale e durante l’estate, in cui solo la compensazione tra Regioni riesce ad evitare, e non sempre, che soprattutto i pazienti che hanno più bisogno di sangue come i talassemici abbiano problemi nel ricevere le terapie.
Il paradosso del Nilo Occidentale
Due innovazioni appena introdotte potrebbero aiutare le Regioni a far fronte a queste carenze ‘periodiche’. Proprio grazie ad una iniziativa del Centro il ministero della Salute ha inserito per la prima volta i donatori di sangue tra le categorie per cui è possibile offrire gratuitamente il vaccino antinfluenzale. Ora sta alle Regioni organizzarsi per riuscire a rendere questa possibilità una realtà. Inoltre una raccomandazione appena pubblicata dal Centro Nazionale Sangue dà la possibilità a tutte le Regioni di non sospendere i donatori che provengono da aree dove è presente il virus West Nile ma di fare loro il test per scoprirne l’eventuale presenza.
Nel nostro paese infatti c’è un paradosso, perché il test viene fatto automaticamente nelle zone in cui viene trovato il virus, e quindi non c’è sospensione dei donatori, mentre dove il virus non c’è si sospende chi ha soggiornato nelle aree ‘infette’, e questo può provocare delle carenze. In entrambi i casi si tratta di un investimento per le Regioni, che comunque devono sostenere dei costi quando accedono alla compensazione per le carenze di sangue.
Tra due anni l’Italia al centro della giornata della donazione
Per l’evento principale del World Blood Donor Day di quest’anno l’Oms ha scelto la Grecia. Il presidente della Fiods, la federazione che riunisce le associazioni di 81 paesi, l’italiano Gian Franco Massaro, ha avanzato la proposta di organizzare quello del 2020 in Italia, proposta che anche il Cns e i donatori italiani hanno fatto propria. Potrebbe essere un'ulteriore occasione per far conoscere il sistema italiano, che è riconosciuto come uno dei più avanzati al mondo.