L'influenza ci proteggerà dal coronavirus?
Le misure di contenimento adottate a partire da Marzo-Aprile in Europa e successivamente in tutto il mondo per fronteggiare la pandemia di Covid-19, hanno fortemente limitato la diffusione anche del virus influenzale
© Afp - Influenza
L’influenza ha un andamento strettamente stagionale nelle fasce temperate, presentandosi nella stagione invernale. Noi che viviamo nell’emisfero boreale, siamo abituati a collegare l’epidemia influenzale al periodo dicembre-febbraio, ma dobbiamo ricordare che nell’altra parte del mondo, nell’emisfero australe, l’inverno coincide con i mesi da Luglio a Settembre e il picco influenzale, in queste regioni del Sud del mondo è nei mesi di Luglio e Agosto.
Questa alternanza offre la possibilità di valutare che tipo di influenza arriverà: studiando l’andamento dell’epidemia in Paesi come l’Australia o il Sudafrica, possiamo avere un’idea della “forza” del virus, in termini di impatto sulla salute, contagiosità, complicanze. Così è sempre stato, tranne quest’anno. Infatti la stagione influenzale Australe 2020 ha brillato per la sua pressoché totale assenza.
La circolazione del virus influenzale è rimasta a livelli basali, al punto che, nei fatti, non c’è stata nessuna epidemia. La concomitanza di questo evento assolutamente insolito e la pandemia del nuovo coronavirus, non è casuale. Ricordiamo che SARS-CoV-2 e virus dell’influenza hanno modalità di trasmissione molto simili. Le misure di contenimento adottate a partire da Marzo-Aprile in Europa e successivamente in tutto il mondo per fronteggiare la pandemia di Covid-19, hanno fortemente limitato la diffusione anche del virus influenzale, contribuendo così a spiegare la mancata partenza dell’epidemia stagionale nell’emisfero Australe.
Ma potrebbe esserci anche un ulteriore fattore. Esistono casi noti di interferenza virale: ovvero laddove un virus circola con grande intensità, altri virus con caratteristiche simili possono avere difficoltà a “trovare spazio” e quindi rimangono a livelli bassi. Ad esempio, il virus dell’influenza A e il virus del raffreddore si ostacolano a vicenda, o meglio la risposta immunitaria innata scatenata dal raffreddore ha un effetto protettivo verso l’infezione da virus influenzale (Wu et al. The Lancet Microbe, 2020).
Anche ceppi differenti di influenza A e B competono tra di loro (Schultz-Cherry, J. Infect. Diseases 2015). Al momento non esistono evidenze conclusive di una possibile interferenza tra SARS-CoV-2 e influenza, anche tenendo conto che questi fenomeni sono molto complessi, spesso dipendendo dal momento dell’infezione (che virus arriva prima) oltre che dalla risposta immunitaria dell’ospite.
Tuttavia, nella passata ondata epidemica, i casi di coinfezione tra coronavirus e influenza sono stati limitati (Nowak et al. J. Med. Virology 2020)
Questo vuol dire che l’influenza ci proteggerà dal coronavirus? No. Anzi, proprio perché ci manca il dato relativo all’epidemia australe, non abbiamo un’idea precisa dell’intensità possibile della prossima stagione influenzale. Innanzitutto in Italia il virus SARS-CoV-2 attualmente circola a bassi livelli, lasciando quindi molto spazio al virus influenzale, sempre che ovviamente ci sia interferenza, il che non è assodato. È possibile che la co-circolazione dei due virus risulti quindi in ondate temporalmente distinte di infezioni, con alcuni soggetti che si ammaleranno prima di una infezione e poi di un’altra.
Allora, proprio per questa incertezza è più che mai necessario vaccinarsi contro l’influenza. Non solo per meglio tutelare la salute, evitandoci almeno di ammalarci di influenza, ma anche per ridurre lo stress per il sistema sanitario che ogni anno viene messo sotto pressione dall’epidemia influenzale. In questo modo si liberano risorse per meglio fronteggiare eventuali ondate di coronavirus.
Inoltre, ridurre il numero di persone con sindromi influenzali, del tutto sovrapponibili ai sintomi di Covid-19, faciliterebbe la gestione dei casi sintomatici. Infine, diversi studi hanno mostrato che la vaccinazione influenzale soprattutto nelle persone >65 anni, riduce i rischi di complicanze correlati alla patologia Covid-19 (Eldanasory et al. Travel MEd. Inf. DIs. 2020). Un motivo in più per vaccinarsi.