Le disfunzioni erettili potrebbero avere un interruttore genetico
Uno studio recente è invece riuscito a individuare un fattore genetico in circa un terzo dei casi. Le varianti in un luogo specifico del cromosoma 6 sono associate con un rischio significativamente maggiore di sviluppare impotenza

La disfunzione erettile, l'incapacità di ottenere e mantenere un'erezione sufficiente per consentire l'attività sessuale, è una condizione comune tra gli uomini di età diverse.
La disfunzione è legata a molte cause, come fattori neurologici, ormonali e vascolari e spesso anche psicologici e nonostante esistano terapie ideate per far fronte ai diversi fattori, molti uomini non vi rispondono.
Studi effettuati su coppie di gemelli avevano già documentato che almeno un terzo del rischio di disfunzione erettile poteva essere ereditario, ma fino ad oggi gli scienziati non erano mai stati in grado di individuare un luogo specifico nel genoma responsabile di questo rischio.
Uno studio recente è invece riuscito a individuare un fattore genetico in circa un terzo dei casi di disfunzione erettile. Il nuovo studio, portato avanti dai ricercatori del Kaiser Permanente Health Center in California, ha scoperto che le varianti in un luogo specifico del cromosoma 6 sono associate con un rischio significativamente maggiore di sviluppare la disfunzione erettile (DE).
Controllando altri fattori noti per essere associati alla disfunzione - indice di massa corporea, diabete, problemi alla prostata, sintomi del tratto urinario inferiore, colesterolo alto, malattie cardiovascolari e stato di fumo - i risultati sono rimasti sostanzialmente invariati, indicando che questo locus genetico contiene un meccanismo specifico della funzione sessuale.
Lo studio è stato reso possibile analizzando cartelle cliniche e campioni di DNA di 36.649 uomini della coorte GERA (Genetic Epidemiology Research on Adult Health and Aging) della Kaiser Permanente Research Bank, confermando poi successivamente questo risultato in una seconda coorte di studio, sulla base dei dati e del DNA di 222.358 uomini in un grande database conosciuto come la Biobanca del Regno Unito. Questo lavoro, il primo in questo campo, indica quindi la strada verso terapie mirate che potrebbero essere utilizzate per trattare gran parte degli uomini che non rispondono ai trattamenti attualmente disponibili, occorrerà certo verificare la base genetica in questi uomini, ma le possibilità di intervento si ampliano fornendo nuove elementi di conoscenza per le basi della sessualità umana.
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