Epatite C: AAA pazienti da trattare cercansi

Oggi più che mai è fondamentale l'organizzazione: per eradicare la malattia bisogna interagire con carceri, centri di recupero tossicodipendenti e strutture per il trattamento delle malattie sessualmente trasmesse

Epatite C: AAA pazienti da trattare cercansi

Ve le ricordate le storie di chi mesi fa si recava in India per acquistare i farmaci anti epatite C? Oggi, a distanza di poco tempo da quei viaggi (c'erano agenzie che proponevano il pacchetto turistico comprensivo di sosta in farmacia), stiamo arrivando alla situazione paradossale di dover andare a cercare chi si dovrebbe curare.

Premessa: l'epatite C è una patologia epatica di origine virale. La presenza del virus è in grado di scatenare una reazione immunitaria che, a lungo termine, danneggia in maniera irreversibile l’organo portando a cirrosi e carcinoma epatico. Ma non è tutto.  Chi ne soffre con il tempo va incontro a diabete, insufficienza renale e malattie cardiovascolari. Non solo, sei trapianti di fegato su 10 in Italia avvengono proprio a causa dell'epatite C. Ecco perché eliminare il virus è di fondamentale importanza.

Guarigione con i farmaci nel 97% dei casi

Negli ultimi anni la cura di questa malattia è cambiata radicalmente. Fino a 5 anni fa meno della metà dei pazienti riusciva a guarire e i farmaci disponibili avevano effetti collaterali così forti che il medico spesso si vedeva costretto a sospendere le terapie. Ora con l'avvento degli antivirali ad azione diretta è possibile eliminare il virus in oltre il 97% dei casi. Un risultato straordinario impensabile sino a soli pochi anni fa.

Il primo ad arrivare sul mercato nel 2013 fu sofosbuvir. Dopo le iniziali polemiche dettate dai costi - un ciclo di terapie risolutive costava oltre 65 mila euro, oggi siamo a 5-7 mila - sono seguite una serie di approvazioni di farmaci sempre più specifici che hanno portato ad un abbassamento dei prezzi - frutto della concorrenza, delle politiche lungimiranti di AIFA in fatto di negoziazione e dell'inferiore durata del trattamento - che si è tradotto nell'ampliamento dei criteri di accesso a tali molecole. Ultima in ordine di tempo ad essere approvata è la combinazione glecaprevir/pibrentasvir, la prima cura in sole 8 settimane (sino ad oggi la durata era 12-16 settimane) efficace per tutti i genotipi di epatite C e indicata in particolare per tutte quelle persone positive al virus, non cirrotiche, che non sono state ancora trattate.

Il tempo di attesa in un grosso centro è di due mesi

Morale della favola? Ad oggi sono oltre 97 mila gli italiani che hanno beneficiato dei trattamenti presso i centri accreditati. Un numero importante se si considera che ad oggi in Italia gli individui positivi al virus accertati sono 300 mila. Secondo gli epatologi, presso un centro di cura di grandi dimensioni, il tempo di attesa medio dalla presa in carico del paziente all'inizio dell'effettivo trattamento è di circa due mesi. Un risultato impensabile sino allo scorso anno quando imperversavano le polemiche su chi trattare per primo.

Oggi la vera sfida per l'eradicazione dell'epatite C - l'obiettivo OMS è per il 2030 - non è più rappresentata dalla ricerca di nuovi farmaci. Per arrivare a dire addio al virus servirà scovare chi l'infezione ce l'ha e tende a mantenerla nella comunità. Ecco perché oggi più che mai è fondamentale l'organizzazione: per eradicare l'epatite C bisogna sin da oggi interagire con carceri, centri di recupero tossicodipendenti e strutture per il trattamento delle malattie sessualmente trasmesse. La sfida è convincere chi ha il virus - ma non manifesta ancora sintomi - a farsi curare.



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