Consentitemi una battuta. Qualcuno ieri si deve essere distratto dalle parti di palazzo Chigi perché hanno messo uno bravo al ministero dell’Istruzione. Anzi, non uno soltanto bravo, hanno messo il migliore: il nuovo sottosegretario Salvatore Giuliano lo conosco bene e quelli che si occupano di scuola lo conoscono tutti. È il preside dell’Istituto Majorana di Brindisi, quello che in meno di dieci anni è diventato un modello studiato nel mondo (ho visto personalmente delegazioni estere in visita con gli occhi spalancati). Quello dove i libri di testo li scrivono e li aggiornano i docenti ogni anno, un bel risparmio per le famiglie che in questo modo acquistano computer e tablet per i figli; quello dove gli studenti fanno lezione usando tutti gli strumenti digitali da Skype a YouTube spesso capovolgendo vecchi schemi per cui i compiti si fanno a casa; dove i corsi online delle varie materie sono sempre in cima alle classifiche dei più seguiti; dove nelle aule al posto del vecchio banco ci sono delle fighissime sedie a rotelle con mensola a scomparsa che consentono di cambiare continuamente la configurazione degli alunni in base alla lezione; e accanto alla lavagna ci sono dei grandi schermi connessi alla rete e al wifi scolastico; e infine dove la connessione della scuola non è con il doppino di rame della adsl, ma con la super fibra a 100 mega che qualche anno fa venne offerta a tutte le scuole del sud ma in pochi capirono quanto sarebbe stato importante averla e quindi la snobbarono.
Ma non equivocatemi: Salvatore Giuliano ha costruito la scuola del futuro o la scuola dei sogni non solo perché è la più tecnologica d’Italia, ma perché ha saputo rimotivare i docenti senza i quali non può cambiare nulla in un’aula scolastica; e in conseguenza di ciò le lezioni sono diventate più appassionanti, i ragazzi più interessati, i loro voti, in media, molto migliori. Quando andai la prima volta a Brindisi, nel 2011, il progetto - chiamato Book in Progress - era appena partito ma stava già aggregando decine di altre scuole in Italia. Ricordo che chiesi al preside quanto fosse costato tutto questo. E lui mi disse: “Nulla. Abbiamo fatto tutto con le leggi esistenti e usando i fondi disponibili”.
Qual è il segreto?, gli chiesi sempre più stupito. E lui mi disse: “Il segreto sono le tre P. Passione, passione, passione”. Non so se questo prof funambolico, spesso sopra la righe, empatico, spiazzante verrà fagocitato dalla burocrazia e dalla politica o piuttosto riuscirà a cambiare la scuola italiana, mai citata nel discorso d’esordio del nuovo premier in Senato. Ma so che se come paese abbiamo ancora qualche speranza di futuro, quel futuro passa da lì. Buon lavoro prof.