Rischia di diventare una tradizione natalizia. Sembra che oltre ad attendere l’arrivo di Gesù Bambino, ogni anno a dicembre in tutto il mondo leggiamo sorpresi le imprese del piccolo Ryan, diventato milionario grazie a YouTube prima ancora di imparare a contare. È accaduto nel 2016, quando aveva appena aperto il canale Ryan Toys Review, fatturando il primo milione; e poi nel 2017, quando ha superato i 10 milioni di dollari di incassi; e qualche giorno fa quando, toccando quota 22 milioni secondo Forbes, è diventato la star più pagata del mondo su YouTube. Ogni anno un nuovo capitolo della saga e ogni anno i siti di ogni paese fanno la ola.
La storia di questo bambino di origini asiatiche nato in Texas otto anni fa è oggettivamente bella. Ma non è straordinaria per almeno due ragioni. La prima è che Ryan non è un fenomeno isolato ma è il più conosciuto di una categoria grandissima di cui ignoravo l’esistenza: i kids influencers. Sapevamo degli influencers, quelli che hanno un senso solo perché vengono seguiti per qualche motivo sui social; adesso ci sono anche gli influencers bambini. Come le due deliziose gemelline Alexis e Ava McClure, che hanno 5 anni e su YouTube giocano a raccontarci che un altro mondo è possibile, uno nel quale loro hanno un papà bianco e una mamma nera e sono così felici. Adorabili, se credete alla fiabe. Anche i loro video vanno fortissimo, ma di kids influencers ce ne sono di ogni tipo.
Un elenco più o meno completo delle baby star con tanto di tariffari è sul sito della società californiana Bottle Rocket Management, che gestisce gran parte di questi bambini procacciando contratti e affari. Naturalmente dietro i formidabili bambini di YouTube ci sono i genitori. Quelli di Rayn sono una ex insegnante di chimica delle superiori e un ingegnere civile che non sono solo dietro la telecamera che filma le imprese del bimbo, che non sono solo gli autori dei testi che impara a memoria come una poesia, spesso sono anche protagonisti dei video assieme al figlio (nell’ultimo la mamma vestita da astronauta spieg come si vive fra le stelle). Uno potrebbe dire che un tempo il figlio di un ingegnere e di una prof di chimica sarebbe potuto diventare un genio: ora diventa un kid influencer arcimilionario.
C’è qualcosa di male? Non sono il più adatto a rispondere: quando su sua richiesta aprii il canale YouTube di mio figlio lo resi visibile solo a me stesso perché non volevo esporlo. Ma forse ho sbagliato, non so. In fondo, c’è qualcosa di diverso fra i genitori dei kids influencers e quelli che iscrivono i figli ai talent o a qualche campionato e magari litigano con il coach se non li fa giocare? La dinamica è la stessa ma va considerato che l’impatto è planetario, nel bene ma anche nel male. Maneggiare con cura.