Un team di adolescenti ha costruito un vero razzo
È la celebrazione della potenza di Internet e di quello che possono fare i giovani quando sono determinati. Storia di un progetto nato dal sogno di alcuni studenti e portato avanti su un social network. Oggi il razzo parte da Spaceport America

Non c’è modo migliore forse per celebrare i 50 anni del primo uomo sulla Luna, a luglio, che sperare che il razzo che oggi parte dal New Mexico voli per almeno 100 chilometri arrivando davvero nello Spazio e quindi superando quella linea immaginaria chiamata Karman che segna il confine fra l’atmosfera terrestre e quello che c’è dopo.
Il razzo non è solo un altro razzo: è la dimostrazione di quello che si può fare oggi grazie ad Internet, è il successo di Slack, un social network poco noto ma utilissimo per realizzare progetti fra persone che lavorano a distanza, ed è la celebrazione di quello che possono, che potrebbero fare i giovani se solo volessero.
Quando vogliono, come in questo caso, sono in grado di compiere imprese così belle da sembrare un film di Hollywood. Questa storia inizia un anno fa, maggio 2018. Joshua Farahzad ha 18 anni, è uno studente delle università più prestigiose degli Stati Uniti, la Duke, ed ha una idea folle: mettere su il primo team al mondo di studenti indipendenti in grado di costruire e lanciare un razzo nello spazio.
Ma non sa nulla o quasi di come si fa. Allora scrive ai numerosi club spaziali del paese in cerca di soci. Ne trova 40, dalla California a Porto Rico. Qui inizia l’avventura. La chiamano Operation Space. I ragazzi si scambiano disegni e calcoli su Slack, ognuno di loro si incarica di costruire una parte del razzo, ma naturalmente non ci riescono.
La prima riunione del team a Nashville è un mezzo disastro. E’ allora che a bordo Saad Mirza, 19 anni, studente a Princeton, che aveva già costruito un razzo che si era fermato poco prima della linea di Karman.
Il progetto inizia a prendere forma, ma serve un carburante speciale per far volare un razzo tanto in alto. Il nitrato di potassio boronico. Lo fornisce un cadetto dell’Accademia militare di West Point. I vari pezzi, realizzati nei garage e nei cortili degli studenti, vengono spediti in New Mexico e assemblati.
Il razzo esiste, è alto poco più di 5 metri. E non è un modellino, è un razzo vero ma costruito studiando le informazioni disponibili sulla rete, connettendosi con altre persone sul web, collaborando via social network e persino trovando i pochissimi soldi necessari tramite crowdfunding.
E’ il primo razzo figlio del talento umano, della capacità di sognare degli adolescenti e di Internet. Oggi parte, da Spaceport America, lo spazioporto costruito nel 2011 nel deserto Jornada del Muerto. Il nome non è granché. Buona fortuna. Sky is not the limit.
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