Qualche mese fa a Lione tra i progetti più innovativi dell’anno venne scelto il telefono che chiama Internet: realizzato dagli studenti di una grande scuola di interaction design di Copenaghen (CIID), è un vecchio telefono con il disco che gira, che ti consente di chiamare un sito internet con l'aiuto di un elenco telefonico cartaceo con tutti gli indirizzi (una divertente dimostrazione di cos’è e come funziona la rete, qui il video del test in pubblico).
Ora arriva invece il telefono di Google e davvero possiamo dire che si tratta di un grande, grandissimo passo in avanti. Di fatto Google può fare telefonate per noi, con una voce umana, prenotare un ristorante o fissare un appuntamento dal parrucchiere, e farlo simulando perfettamente il nostro modo di parlare, gli intercalari, gli “mmmh” quando stiamo riflettendo, e persino i saluti simpatici. La dimostrazione c’è appena stata all’annuale raduno degli sviluppatori di Google a Mountain View. Sul palco c’era Sundar Pichai, il giovane ingegnere indiano che da qualche anno guida l’azienda fondata venti anni fa da Sergey Brin e Larry Page.
Le telefonate “finto umane” di Google sono la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale perché di fatto non ci si limita a fare una richiesta ma si gestisce la conversazione e i suoi imprevisti fino all’ottenimento del risultato (nel caso del parrucchiere non c’era posto all’ora preferita, in quello del ristorante la prenotazione in quel giorno non era necessaria). La novità si chiama Google Duplex e sarà presto incorporata in Google Assistant, l’assistente vocale di Google, che quindi, per esempio, potrà prenotarci le vacanze volendo (o anche, perché no?, gestire la telefonata con un seccatore). Ma intanto Google pensa di usarlo per dare un servizio utile a tutti: Pichai ha citato quel dato utilissimo - che Google già fornisce - sull’apertura e la chiusura di musei, negozi e ristoranti. In certi periodi dell’anno le persone fanno infinite telefonate per informarsi, ha detto Pichai, a Google basterà farne una soltanto per dirlo a tutti.
Certo c’è il tema della trasparenza, ovvero del fatto che un umano dovrebbe saperlo che sta parlando con una specie di robot. E poi non trascurerei il fatto che tra le applicazioni possibili nei prossimi anni ci sono anche i famigerati call center: quei posti di lavoro, sottopagati e spesso frustranti eppure necessari per molti, mi sembrano molto, molto a rischio. Ne riparleremo.