Perché non possiamo fare a meno dei dischi in vinile
L'undicesimo Record Store Day fotografa un mercato non più di nicchia: quasi 15 milioni di dischi venduti (nel 2007 non si arrivava al milione). In testa i classici dei Pink Floyd e dei Beatles e alcuni super album recenti, a conferma che si tratta di una modalità di ascolto completamente differente dallo streaming. Per questo è tornata

Domani in tutto il mondo, come accade ormai da dieci anni ogni terzo sabato di aprile, si celebra il Record Store Day, l’evento globale dedicato ad un’icona del passato che ha deciso di non voler passare: il disco in vinile. La storia è nota: la tecnologia del disco di vinile risale addirittura alla fine dell’800: ha avuto un successo e una durata notevoli ma alla fine del ‘900 il compact disc in pochi anni lo ha rottamato, Ma poi, nell’epoca della musica in streaming che ascoltiamo tramite Internet, è sorprendentemente risorto. Non si tratta di una moda, i dati sono in costante crescita: nel 2007 si vendevano meno di un milione di dischi nel mondo, nel 2017 siamo arrivati a quasi quindici milioni con una crescita anno su anno del 20 per cento (addirittura il doppio in Italia). Colpiscono i titoli più venduti: stravincono i Pink Floyd, poi Nirvana, Led Zeppelin, Beatles e tra gli italiani oltre ai classici Mina, Celentano e Battisti si fanno largo solo i “nuovi” Caparezza e Fabri Fibra.
A livello mondiale dietro l’album più venduto, la colonna sonora del film i Guardiani della Galassia, ci sono ancora i Beatles e i Pink Floyd ma anche altri super classici come Bob Marley e Michael Jackson. Parliamo comunque di dischi intramontabili, dischi di cui innamorarsi, dischi in cui perdersi, dischi da ascoltare non con uno streaming indistinto, quasi un sottofondo mentre facciamo altre cento cose, ma trovando il momento adatto, probabilmente in casa, dove uno ha un giradischi, facendo tutti quei gesti preparatori che assomigliano ad un rito. Prendi il disco, lo scarti dalla copertina, di solito bellissima, lo metti sul piatto e con delicatezza ci appoggi sopra la puntina. Ci vuole del tempo, non basta un clic, devi essere motivato ad ascoltare qualcosa di importante.
Ed è un ascolto speciale, non solo per il tipo di suono, che gli esperti definiscono più autentico rispetto al digitale, ma perché le canzoni dell’album sono nell’ordine in cui sono, non si può andare a caso sul vinile, si segue una traccia, come un libro; e quando finisce un lato, l’altro non inizia da solo, ma devi alzarti, girare il disco e rimetterti ad ascoltare. Si tratta semplicemente di un altro modo di fruire delle cose: il digitale è meraviglioso e lo streaming è quello che tutti volevamo, tutta la musica del mondo quando ci pare. Ma è anche bello scegliersi un momento speciale in cui tenere il resto fuori per immergersi in qualcosa. Semplicemente ne abbiamo bisogno. E non si spiega con la tecnologia. Non è una questione dii qualità del suono. E’ una questione di qualità del tempo.
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