Nell’estate che ha visto Vasco Rossi celebrare i 40 anni di carriera, gli U2 fare un tour mondiale per i 30 anni di uno storico album, Harrison Ford impegnato nel sequel di Blade Runner 35 anni dopo, i libri di carta surclassare gli ebook in spiaggia e la Nokia riesumare un vecchio immortale telefonino, il 3310; in un’estate segnata dalla nostalgia più che dalla rivoluzione, dalla malinconia più che dalla rottamazione, non poteva scomparire Microsoft Paint.
Si tratta di una app che Bill Gates ha lanciato addirittura nel novembre 1985, con la primissima versione di Windows, la 1.0. Serviva, e serve ancora, per fare lavoretti di grafica con il computer. Avevi una foto da ritoccare, inserendo parole o immagini, e c’era Paint.
E’ piuttosto impressionante quanto Paint abbia resistito: quando è stato lanciato, la Olivetti era il secondo produttore mondiale di computer (oggi quasi non esiste) e il primo dominio internet della storia era appena stato registrato. Non c’era ancora il web, non c’erano Google e Amazon, che hanno segnato la prima ondata digitale degli anni ‘90; e non c’erano Facebook e Twitter che negli anni duemila hanno aperto la stagione non ancora finita dei social network.
Dal 1985 il mondo è cambiato tante volte, in politica sono caduti storici muri non solo a Berlino, e la nostra vita quotidiana per certi versi è stata stravolta dall’innovazione digitale. Eppure Paint ha resistito a tutto. Perché era una cosa utile e semplice.
Fino all’annuncio improvviso di qualche ora fa: dalla prossima versione di Windows sarà rimossa. Ed in rete c’è stata una sollevazione: vogliamo Paint, amiamo Paint. Una reazione che per certi versi ricorda quello che accadde qualche estate fa con il WInner Taco, il gelato riportato in produzione a furor di popolo.
E così poche ore dopo la Microsoft ha annunciato che Paint non morirà, ma diventa una app gratuita per tutti scaricabile dallo store ufficiale. Nell’estate della nostalgia, Paint è vivo e disegna insieme a noi.